L’asfalto ha una strana forma tremolante. Come un fumo, una sfocatura.
Fa caldo, ma che dico? Molto più che caldo. Un calore che ti stringe la gola e ti soffoca in petto. Una calura quasi snervante, anzi no, proprio esacerbante.
Una fiamma senza fuoco circonda tutto. Automobili, marciapiede, alberi, le panchine di ferro verde smaltate.
“Saranno roventi” Mi vien da pensare. E mentre la musica nelle orecchie mi distrae dal reale inferno, un’ anziana signora, con passo lento e sgraziato si avvicina alla seduta bollente.
“Si brucerà le gambe” dico col sorriso sadico tra i denti.
Ma ella pare di material ignifugo fatta. Si accomoda a cosce aperte e inizia a sventolarsi con la sottana.
“Può essere la stanchezza più forte del dolore?” Mi chiedo mentre la fisso incuriosita.

La vecchietta toglie dalla tasca una manciata di caramelle. Sceglie la vittima , la scarta, e la mangia.
Passano tre, forse quattro canzoni, e sono ancora qui ma, non come Vasco. Io sono in piedi, grondante di sudore, come una sentinella alla quarta ora di servizio. Sto per andar via quando finalmente sembra volersi muovere.
E mentre penso “forse si gira, perché dalla parte del culo è già cotta” la vedo sputare fuori in un sol colpo la mentina, la prende con due dita e la rimette nella carta. Un doppio giro all’involucro prima di riporla nella tasca della gonna.
Mi viene un brivido lungo la schiena e penso a mia nonna, alle sue Rossana. Adesso mi sento confusa, mi vien da svenire, va tutto veloce non riesco a deglutire. La vecchia è lì ferma sul ciglio della strada e sta per passare ma sopraggiunge un camion che la fa spostare. Io sudo piú forte, e la fisso, passa una macchina, poi un autobus e adesso un bambino, che con la bici sfreccia inseguendo suo padre. Difficile camminare tra tanto casino.
“Stia ferma signora l’aiuto ad attraversare”
Mi getto sulle strisce e le vado incontro.
“Venga mi dia la mano la faccio passare”
E dopo averla retta sin sopra il marciapiede lei esclama “bellina, come ti posso ringraziare”
“Signora s’immagini è stato un piacere”
“No no tieni bellina mi devo sdebitare”
Dalla tasca pesante estrae le caramelle e me le mostra col palmo disteso. “Tieni prendine una”
Beh, son titubante, non son più una bambina, e devo accettare.
E mentre quella asciutta provo a pescare, la mano si chiude ed ella ricorda “La devi ciucciare, non masticare!”

You May Also Like

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *