Autore: Italo Calvino

“Partendosi di là e andando tre giornate verso levante..” . Inizia così questo folle viaggio, con delle indicazioni a dir poco deludenti, un po’ come quando accendi il navigatore e senti la voce robotica suggerirti: ‘prosegui verso ovest’…ma quale diamine è l’Ovest?!!

Calvino in questo romanzo mette a sedere due persone: Marco Polo e Kublai Kan imperatore dei Tartari, e le fa dialogare. Il giovane esploratore veneziano, racconterà di città che hanno il gusto dell’incredibile e il malinconico sovrano (che secondo me non crede ad una sola parola) si angoscerà per il destino di un mondo che a quanto pare risulta davvero ingestibile e incontrollabile.

Italo non lo ha scritto, ma secondo me l’inizio della conversazione sarà stato più o meno così:

“Kan, figlio d’un Kan, ma lo sai che g’ho visto andando verso Sud?”

“No cosa, raccantami giovane veneziano!”

“Zio Kan…”

“Hai incontrato mio zio?”

“No, dicevo, zio Kan…”

“Allora l’hai visto?!”

“Ma no! Sè un’intercalar, dicevo…verso Sud c’è una città così brutta che non te pol nianca immaginar…”

 

Calvino ci presenta in piccoli capitoli, di appena una pagina o poco più, decine di città che hanno caratteristiche davvero strampalate. Alcune di queste hanno un’atmosfera triste, altre sono tremendamente ripugnanti, qualcuna è così bella invece, che vorresti andarci a vivere. All’autore bastano poche parole per creare questi incredibili luoghi. Ma scorrendo le pagine, questi paesi e queste metropoli  più che a posti iniziano a somigliare a persone, ad emozioni. Per le strade brulicano la testardaggine, la speranza, la noia e la fantasia sotto forma di torri alte, città rovesciate, scale ripide che portano a palazzi sopra le nuvole, foreste sui cui rami ci sono letti e strade di acqua. Ogni descrizione appare più come una chiave di lettura per l’animo umano che un resoconto di viaggio.

“Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure…le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa nasconde un’altra.”

Un libro che fa sognare e riflettere al contempo, molti paesaggi descritti sono parte del nostro quotidiano, altri sono così assurdi, che al sol pensiero la linea delle labbra s’inarca a formare un sorriso. E sebbene tutti i luoghi rappresentati non esistano e questo viaggio in giro per il mondo sia una fandonia, ( “Le tue città non esistono.” Se n’è accorto anche Kublai Kan!) lo scopo esposto da Marco Polo di questo suo lungo peregrinare, è forse più nobile di qualsiasi altra scusa adottata dagli esploratori di tutto il Globo:

“Il fine delle mie esplorazioni è questo: scrutando le tracce di felicità che ancora s’intravvedono, ne misuro la penuria.”

 

 

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