Questo è l’unico castello nel quale mai nessuno ha soggiornato.
Non è una residenza.
Non è un castello di difesa.
Non è nemmeno un castello da caccia.
E allora cos’è?
Difficilissimo dare una risposta, si sono fatte parecchie ipotesi a riguardo, (più o meno plausibili) e quella che mi convince maggiormente è che fosse un luogo di ritrovo per studiosi, una specie di università, di scuola per filosofi, scienziati, artisti, matematici, letterati ed astronomi. D’altro canto Federico II era un letterato apprezzato per la sua sconfinata cultura, promuoveva qualsiasi forma di studio e proteggeva artisti ed eruditi. Inoltre, la struttura suggerisce un uso degli ambienti diverso da quello di una normale dimora. Ci sono infatti solo cinque camini con delle nicchie laterali probabilmente usate come scaldavivande, e ben sedici stanze; tutt’intorno alle pareti ci sono delle lunghe panche sulle quali, verosimilmente, gli studiosi potevano accomodarsi per discutere o presenziare a lezioni.
Il non sapere esattamente chi passava il tempo tra queste mura o cosa ci facessero, rende tutto l’ambiente assai misterioso. Questo non è il solo argomento che suscita curiosità. La simbologia che sta dietro la sua costruzione e le particolarità della struttura infatti, sono altri elementi che rendono questa fortezza, uno dei castelli più affascinanti del nostro patrimonio nazionale.
Il castello fu eretto a cavallo tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del 1200, non ha fondamenta né colonne portanti bensì è edificato direttamente sulle pietre della Murgia. Federico II ne ordinò la costruzione e, con molta probabilità, ne affidò la direzione del cantiere ad un architetto orientale, forse islamico. Deduzione supportata dalla presenza di cinque bagni (all’epoca soltanto in Oriente vi erano già costruzioni con gabinetti) ed un geniale sistema di raccolta dell’acqua di condensa che, fatta scivolare lungo sottili solchi dalle pareti, ed introdotta poi attraverso canaline di piombo interne alla costruzione, finiva dentro una cisterna di raccolta posizionata nel piazzale antistante il castello. (Sebbene siano passati più di 800 anni, la cisterna è ancora perfettamente efficiente.)
Uno dei motivi che spinge ogni anno migliaia di turisti a visitare questo luogo è sicuramente la sua particolare forma a pianta ottagonale che rende questo castello unico. Otto lati e otto torri (solo tre hanno al loro interno delle scale a chiocciola). Le feritoie disposte sulle mura in pietra, sono strette nella parte esterna e larghe in quella interna, praticamente al contrario rispetto a quelle delle fortezze di difesa, uno dei motivi per cui si suppone che non servissero per contrastare un attacco, piuttosto per far entrare maggior luce negli ambienti. Anche le scale hanno un senso contrario rispetto alle normali scale dei castelli medioevali nei quali il l’appoggio in discesa, si trovava a sinistra per permettere il trasporto di armi e materiali con la mano destra.
L’abbondanza tende ad abbagliare anche le menti più sagge.
(Federico II Re di Svevia)
Federico II fu un imperatore pazzesco, conoscitore di diverse lingue, sia parlate che scritte, studioso, filosofo, amante delle arti e promotore della cultura, pacifico e pacifista, talmente diplomatico ed amante del dialogo, che si fece scomunicare bene sette volte dal Papa per non aver partecipato alle crociate. Quando fu obbligato a prendervi parte, (era il 1227 la guerra santa si svolgeva in terra palestinese), egli vinse la battaglia senza alcuno spargimento di sangue. Federico infatti, non appena arrivato in territorio straniero, andò subito a parlare con il Sultano d’Egitto al-Kamil e si accordò con un patto decennale che garantiva ai cristiani, oltre ad un pezzo della fascia costiera, anche le città di Gerusalemme, Betlemme e Nazaret, e ai musulmani invece fu riservata l’aria del tempio all’interno della città di Gerusalemme e la loro moschea. Un accordo che ristabilì la pace ed evitò ogni tipo di scontro.
Alla fine il Papa lo scomunicò ugualmente poiché (non ci si crede), non era morto nemmeno un uomo in quel conflitto. Il capo della Chiesa si sentì preso in giro dall’Imperatore poiché forse secondo la sua visione, solo con lo spargimento di sangue una guerra poteva essere definita santa.
Fatto sta che, quando quel gran diplomatico di Filippo tornò in Puglia, molti paesini e città gli voltarono le spalle e manifestarono il dissenso in armonia con l’insoddisfazione del Papa. Solo Andria gli restò a fianco ed è proprio a quella città che Federico volle dedicare l’unica finestra trifora del castello, (che affaccia in direzione della città) per rendere omaggio alla sua fedeltà. (Le tolse anche le tasse e accordò altri privilegi, ma questa è un’altra storia).
Giro per le sale immaginando quanto potesse essere bello prima dei saccheggi. I pavimenti a mosaico sono stati tutti asportati ad eccezione di una piccolissima parte ancora visibile, alle colonne sono stati staccati alcuni capitelli e dei camini è rimasta solo la sagoma. Anche tutto il prezioso materiale delle pareti è stato depredato, dai pochi resti s’intuisce che le stanze dovessero avere dei colori particolari, con striature ramate e grigie molto vistose, tipiche della breccia corallina utilizzata per la costruzione.
E pensare che nemmeno i Conti Carafa (famiglia nobile napoletana che possedette il castello dalla metà del 1500 alla metà del 1800, ci vennero mai a soggiornare. Lo lasciano addirittura aperto, incustodito, abbandonato alla mercé di briganti e pastori che qui trovavano riparo e che asportarono tutto il materiale trasportabile. Nel 1876 i Carafa vendono allo Stato italiano il castello per la cifra simbolica di venticinquesima lire (ad oggi circa centomila euro). Dopo importanti ristrutturazioni venne aperto al pubblico e nel 1996 divenne patrimonio Unesco.
Mi piace molto la miscellanea di stili che uniscono l’arte classica con la gotica e quella romanica e, non ci sono soltanto linguaggi artistici che si mescolano tra loro qui dentro, anche le religioni convivono in armonia, proprio come voleva Federico II. Troviamo infatti simboli ebraici come la stella di David, decorazioni islamiche e dettagli riconducibili al cristianesimo. Una zona franca, all’interno della quale tutti avevano una voce e l’esposizione di un pensiero permetteva lunghi scambi di opinioni. Mi piace immaginare questo luogo in questo modo. L’otto non sarà stato scelto a caso, simbolo dell’infinito inoltre…l’ottagono è l’unica figura che si inserisce perfettamente sia in un quadrato che in un cerchio. Il quadrato simboleggia i quattro elementi terreni: aria acqua fuoco e terra, oltre ai quattro punti cardinali; il cerchio invece rappresenta il cielo, la parte divina, ultraterrena. Quasi come se questo castello volesse essere il trait d’union tra il l’uomo e Dio.
A volte penso che avere una macchina del tempo sarebbe davvero vantaggioso, potremmo svelare i segreti di questo nostro mondo, poi però penso che, non sapere ogni tanto è meglio…ti permette di immaginare la realtà nella maniera che più ti piace.