In origine questa cittadella francescana ospitava due conventi separati: uno per le clarisse e uno per i monaci. L’intero complesso, voluto da Re Roberto d’Angiò, iniziò ad essere edificato nel 1310. La semplicità dell’intera struttura subì interventi nel 1700 quando vennero creati spazi comuni e l’ambiente fu impreziosito da decori barocchi. La chiesa è l’unica parte dell’intero complesso a non essere originale perché, dopo l’incendio del 1943 che la distrusse, venne ricostruita completamente.

Nel cuore di Napoli, Santa Chiara vanta uno dei chiostri più affascinanti in Italia. Colonne e panchine maiolicate, i cui colori spiccano tra il verde dell’agrumeto e l’arancio del cotto dei viali, sono l’attrazione indiscussa di questo luogo.

Gli schienali delle sedute ed il giardino all’italiana che occupa due dei quattro quadranti del parco esterno, conferiscono all’ambiente un’atmosfera di pace.

Il museo ospita la sala dei marmi e quella dei reliquiari, entrambe permettono di ripercorrere la storia di questo luogo mostrando il percorso di restauro e alcune delle opere che hanno abitato questi luoghi. Gli oggetti di Chiesa mi interessano poco a dire il vero, nonostante siano di grande valore economico oltre che artistico, sono cose viste e riviste, come ad esempio i reliquiari, gli abiti talari o le icone.

Dal museo si accede ad una parte esterna che fiancheggia il muro di cinta. Trattasi dell’area archeologica risalente al primo secolo a.C.. Gli scavi, iniziati negli anni Sessanta, hanno portato alla luce le antiche terme cittadine. L’ edificio che le ospitava era disposto su due livelli: uno interrato dove si trovavano le stanze di servizio, e quello a pian terreno con le vasche e gli ambienti termali.

Tirando le somme, la cosa migliore di questa visita è stata la passeggiata lungo il giardino, con gli alberi in fiore e il profumo di arance e rosmarino. Come al solito, per quanto l’uomo possa sforzarsi a costruire opere di gusto, la Natura in quanto a bellezza vince sempre a mani basse.

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