“L’hammam lo mettiamo vicino la moschea, le scuderie laggiù, vicino le stanze delle concubine.”

“Signor Sultano le ragazze si lamenteranno della puzza.”

“E allora mettiamo la moschea vicino l’harem.”

“Ma poi si lamenteranno del rumore durante le preghiere.”

“E allora facciamo altri giardini tutt’intorno e un’ampio corte per isolare le loro stanze.”

“Ma poi saranno le mogli a lamentarsi se a loro concederà la parte più fresca della tenuta.”

“Basta! Allora sparpagliamole, non voglio sapere nulla sulla disposizione degli spazi, fate come vi pare!”

Alla fine del 1800 il sultano Abdelaziz Si Moussa fece costruire il palazzo più enorme di tutti i tempi. 150 cinquanta stanze, costruite senza alcuno schema organizzativo, praticamente un labirinto articolato da ampi cortili e giardini per un’estensione complessiva di poco più di otto ettari. Peccato che il pover’uomo non si godette praticamente nulla dell’imponente dimora, a lui successe uno schiavo che riuscì ad ottenere il titolo di Visir, una specie di Cenerentolo del XIX sec.; fu lui a godersi l’harem (con una trentina di donne, concubina più concubina meno) e tutto lo splendore del palazzo.  Stucchi, intarsi colorati, legno di faggio, legno di cedro e marmi, ogni stanza è decorata in maniera unica e con la massima cura dei dettagli, e per fortuna dico io…altrimenti avremmo visitato un enorme casermone senza né arte né parte. Già, perché alla dipartita del cenerentolo, le devote spose (aiutate sicuramente da altri gentiluomini) hanno rubato tutto. Ma proprio tutto.

I giardini sono la parte più lussureggiante, ci sono dei giardinieri che appoggiano petali colorati sull’acqua delle fontane, turisti si accalcano all’ombra dei grossi banani per fare foto di gruppo, dei profumatissimi alberi di gelsomino addolciscono l’aria calda e gli alti fusti di palma insieme agli alberi d’arancio rendono l’ambiente ancora più esotico.

Mentre faccio foto ad ambienti completamente vuoti mi domando: quante decine di case avranno arredato con il mobilio proveniente da un luogo così ampio? Ci sarà qualcuno in questo momento da qualche parte del mondo che starà mostrando un armadio o la testiera di un letto o un comodino a qualcuno dicendo: “Vedi, questo è un pezzo unico, proviene da palazzo El Bahia, la tua bisnonna lo ha portato via in una calda notte d’estate.”

L’architettura decorativa marocchina m’incanta, a prima vista sembra poco elaborata, quasi elementare, con le sue linee di colore su sfondo bianco e i pavimenti a scacchi ma, se la si osserva con attenzione, si noteranno piccole geometrie, decine di tonalità differenti, calligrafia ornamentale, disegni unici ed elaborati intarsi.

Sarà forse per questa cura nei dettagli e questa eleganza delle linee così particolare, che Marrakesh è considerata una delle città più magiche del Marocco.

 

 

 

 

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