Avete presente la scena del film “Signori si nasce” nella quale Totò, bardato a lutto, espone a Peppino il suo progetto per la cappella gentilizia da far costruire per la finta dipartita della finta moglie? Ecco, io la scena tra Cosimo il Vecchio e Brunelleschi che gli presenta il progetto della nuova residenza de’ Medici, me la immagino più o meno così.
Brunelleschi: “Qui facciamo un portone a quattro ante così possono passare le carrozze, le scuderie le mettiamo sul retro accanto alla limonaia e ad ogni angolo del palazzo costruiamo quattro torri, alte ed esagonali.”
Cosimo: “Le scuderie sono sotto le camere da letto? Hai presente l’olezzo? Per non parlare del fastidioso rumore degli zoccoli sul selciato. Vabbè, poi questa cosa dei cavalli in casa la rivediamo…cosa hai detto che sono queste cose qui?” Si piega sul grande foglio da disegno disteso sul tavolo puntando il dito.
“Quattro torri.”
“E che me ne fò di quattro torri, un te l’ho miha chieste quando t’ho commissionato il progetto.”
“No, è vero, ma…danno lustro e potenza alla vostra famiglia.”
“Vabbè, ma perché quattro?”
“Diciamo che, essendo esagonali, se disposte ad ogni angolo la loro geometria…”
“Vabbè Pippo, un c’ho mica tutto sto tempo, devo partì per la campagna ai tocco, altrimenti la mi moglie chi la sente! Piuttosto…icche sono queste strisce sulle torri?”
“Edera.”
“Edera?”
“Sì edera, rampicante, in marmo bianco di Carrara, la facciamo arrivare sino in cima.”
“E qui sopra icche c’è?”
“Cavalli alati, le cui zampe posteriori sono bloccate dall’edera.”
“Cavalli alati?”
“Sì, non ti piacciono Cosimè?”
“Unnè che un mi garbano, è che un capisco icche ci fò coi cavalli alati sulle torri?”
“Vuoi dei draghi?”
“Ma nooo!”
“Unicorni?!”
“Ma noooo, non l’è mica per l’animale…l’è perchè… via ho bell’ e capito, tu mi farai fa tardi! Lasciamo stare i cavalli con l’ali e andiamo avanti.” Sconsolato e infastidito il povero Cosimo studia con più attenzione il disegno.
“E icche sono queste linee scure tutte intono ai palazzo?”
“Ah… quello è il fossato?”
“Il fossato?”
“Sì.”
“Filippo caro, mi dici che diamine me ne fò d’un fossato in pieno centro?”
“Altrimenti dove li mettiamo gli alligatori?”
“Quali alligatori?”
“Quelli che stanno nel fossato.”
“Pippo ascolta, noi siamo amici da tanto, sei un brav’uomo un bravo pittore e ho stima di te, lo sai che puoi venire a dormire a casa mia quando tu voi ma…mi dici che cazzarola ti dice ì capo? Gli alligatori?! Ma se la Contessina de’ Bardi la m’ha fatto dar via quel bel pavone che c’avevo in giardino perché la temeva d’essere attaccata, mi dici come pensi che la pole abitare in un palazzo circondato dagli alligatori?!”
Nel 1444 iniziarono i lavori di costruzione del palazzo. Il progetto scelto fu quello di Michelozzo. A detta del Vasari, quello presentato da Brunelleschi era troppo pretenzioso.
La residenza, con facciate in bugnato (più sporgente al pian terreno e liscio al terzo piano) e corti interne, ospita statue sublimi, arredamenti antichi, pavimenti in cotto e pareti decorate. Le stanze più conosciute e dall’indubbio splendore sono: la galleria degli specchi, il cui soffitto è stato dipinto da Luca Giordano alla fine del 1600, e la cappella dei Magi. Quest’ultima ha un soffitto ligneo, sedute intarsiate, affreschi di Benozzo Gozzoli (siamo nella metà del 1400) e, ad abbellire l’altare, una tempera su tela di Filippo Lippi raffigurante l’Adorazione del Bambin Gesù.
Il palazzo ospita anche piccole mostre temporanee ed uffici della Prefettura. Passeggiando tra le teste in pietra scolpita esposte nel sottosuolo dell’edificio, noto tutti questi volti dalle espressioni cupe, rigide, adombrate e mi domando: come ci sarà rimasto il povero Brunelleschi dopo aver ricevuto la notizia della scelta di un altro progetto?
Un po’ mi dispiace per lui, non è mai bello essere scartati e, in fin dei conti, qualche sfarzo in più non ha mai fatto male a nessuno (come direbbe l’architetto di case pacchiane punto com), rende l’ambiente più particolare e movimentato. In fin dei conti se il Vecchio Cosimo avesse dato una chance a Filippo, adesso avremmo avuto i pronipoti degli alligatori a giro per il centro storico e, di sti tempi, magari sarebbero pure tornati utili.
(Inutile dire che conversazione, il progetto e gli alligatori, sono frutto della mia fantasia.)