Miraflores è il quartiere più gettonato dai turisti di tutto il mondo per un soggiorno nella città di Lima. Proprio al centro di questa zona della metropoli si trovano le rovine della civiltà che ha vissuto in questo Paese prima degli Inca.
Un sito archeologico molto esteso che si erge, con i suoi cumuli di terra, proprio a ridosso delle nuove costruzioni e questo conferisce all’intero circondario, un fascino inconsueto e particolare.
“Ma secondo te con una pioggia torrenziale vengono giù tutti gli scavi?”
“Ma figurati Daniè, sono qui dai millenni e secondo te ‘na pioggia li fa svanire?!”
“Boh, se lo dici tu.”
L’ingresso è consentito solo con una guida autorizzata. Casualmente nel parcheggio antistante al cancello ce ne sono parecchie, sorridenti e a disposizione. Ci accodiamo così al primo gruppo in partenza.
L’area vista dall’interno appare ancora più estesa, ci sono delle passerelle che permettono di raggiungere alcune zone degli scavi senza passare in mezzo a porzioni di muretti rischiando di urtarli, e senza calpestare orme antiche rinvenute nel terreno. Ci sono percorsi che portano sino in cima ad un cumulo di terra sulla cui vetta si trovano delle piccole stanze funerarie con anfore ed offerte di utensili e cibo. Quello che colpisce di più, sono questi miliardi di piccoli mattoncini bucati che si incastrano perfettamente in verticale uno di fianco all’altro.
Non si intuisce, a meno che non si faccia particolarmente attenzione, ma la collinetta al centro del sito archeologico è una piramide, le cui file di sottili mattoncini addossati uno all’altro, permettono la realizzazione di gradoni che portano sino ad una cima che oggi appare mozzata.
La civiltà che fece di questa zona il suo centro amministrativo e religioso, effettuava qui le sue cerimonie sacre, le sepolture, si riuniva qui per decisioni che riguardavano l’intera popolazione e vi allevava animali. A riproduzione fedele dell’intero ambiente, il museo ha anche una zona verde lungo i confini perimetrali, con coltivazioni di ortaggi, alberi da frutto e stalle che ospitano lama e cuy.
“Oddio guarda il lama sta cagando e pisciando!”
“Daniè non lo guardare!”
“Perché non dovrei? Che dici, si vergogna se lo guardo?”
“No, ma fa schifo!”
“Schifo? Ma se s’inarca con la schiena come fa il mio cane! Ahahah guarda che buffo!”
Camminiamo lungo i corridoi di muretti di terra, facendo attenzione a non avvicinarci troppo. La guida ci spiega che ogni mattoncino è realizzato a mano, viene poi incastrato a ‘librero’ (cioè come libri in una libreria) uno di fianco all’altro intervallati tra loro da piccoli strati di argilla e ricoperti poi da uno strato di terra che permette di impilare una seconda fila di mattoni al di sopra.
“Sicuramente hanno fatto meno fatica degli egizi.” Dico sorridendo ad un omaccione del Tennessee che ricambia senza aver capito un’acca.
Stiamo per uscire. Passiamo davanti a dei manichini che simulano gli abitanti dell’epoca. Io detesto i manichini. Resta l’ultimo corridoio di muretti, ho un irrefrenabile voglia di toccare uno di quei mattoncini. Devo farlo. Sarebbe come toccare la storia, come connettermi con gli antichi. Vabbè…o la va… o la va.
“Sorry, may I touch it?” indico con l’indice teso un mattoncino un po’ sbilenco.
“Sì, es falso.”
“Come è falso? Ha detto che è falso.”
“Ma no Daniè avrai capito male.”
“Ha detto che è falso. C’è poco da capire.”
“Ma scusa tu parli spagnolo?”
“No.”
“E allora vedi che avrai capito male…. e smettila di toccare tutti ‘sti mattoncini!”