Che poi uno si domanda: ma non è noioso andare a visitare borghi?

Beh, in effetti ce ne sono alcuni così piccoli che dopo cinque minuti di passeggiata rimpiangi i due euro lasciati per il pagamento del parcheggio. Altri, ammetto, sono quasi insignificanti: una chiesa (quella c’è sempre ovunque) un cimitero (ahimè altro elemento immancabile) e qualche casa. Già se non trovi le abitazioni diroccate è una gran fortuna. La strada principale poi, certe volte, inizia e finisce così velocemente che voltarsi indietro sarebbe del tutto inutile.

Quando incappo in un borgo così minuto mi viene sempre in mente la battuta attribuita alla cantante Billie Holiday: “Era un paese così piccolo che non avevamo neanche lo scemo del villaggio. Facevamo a turno.”

Ma Tuscania è diversa, già… chi se lo aspettava un luogo così incredibile?

Credo che la particolarità di questo borgo sia il movimento. Come una casa arredata con gusto e costruita dando dinamicità agli ambienti, anche Tuscania ha un pianta particolare che la rende interessante. Se ci si mette in piedi vinci al parapetto del Parco della Torre Lavello, si può ammirare un panorama incantevole: dolci colline verdi si palesano davanti al naso e, spostando lo sguardo un po’ più distante si distingue la Basilica di San Pietro; in basso laggiù sotto le mura, ben oltre la grande porta d’ingresso al borgo, c’è la chiesa di Santa Maria Maggiore e girando la testa a sinistra si possono vedere le grandi vasche con fontane costruite lungo il vallo e la piazza del comune con i sarcofagi senza testa.  Se tutto questo non fosse sufficiente a renderla incredibile, basti sapere che l’intero centro e le immediate vicinanze sono un brulicare di scavi a cielo aperto e necropoli etrusche.

Le case del cuore cittadino mi sembrano il set di un film francese ambientato in un luogo a caso della Bretagna: sono basse e chiare, le pietre frastagliate delle facciate lasciano che l’edera vi si arrampichi sopra, i lampioni si sporgono sulle strette vie e, come succede sempre nei piccoli centri abitati, il tempo sembra di colpo assumere un ritmo più rilassato.

Ma non siamo in Francia, lo si capisce dal profumo dell’aria perché, dai ristorantini dei vicoli del centro, si spandono tutti i profumi della buona cucina laziale connubio perfetto per un luogo ricco di storia come questo, d’altronde… come diceva Gualtiero Marchesi: la cucina è tempo e memoria.

 

 

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