Autore: Eric J. Leed

Viaggiare sembra essere solo un passatempo divertente ma, ovviamente, se lo considerassimo in questo modo ne sminuiremmo il suo valore.

Dopo aver letto questo saggio mi sono chiesta, ma quale domanda si sarà fatto l’autore prima di scrivere questo testo? Ed immagino sia stata più o meno questa: come può un semplice spostamento nello spazio influenzare gli individui, plasmare i gruppi sociali e modificare la cultura?

Non può esserci questione più azzeccata a mio avviso poiché Leed in questo suo straordinario excursus storico, analizza i viaggiatori di ogni epoca definendo come ogni loro spostamento abbia contribuito alla formazione della società nella quale viviamo attualmente e, per descrivere al meglio questo processo, decide di partire proprio dall’inizio dei tempi, dai due primi viaggiatori della storia: Adamo ed Eva.

Per l’autore sono la coppia che per prima ha dovuto intraprendere un viaggio per necessità e non per passione. Una delle situazioni come vedremo tra le più ricorrenti tra i viaggiatori dei diversi periodi storici, essi infatti non si spostavano per scelta ma per circostanza. Ed è questa la chiave di lettura di questo libro, scovare il significato del viaggio e di cosa spinga le persone ad intraprenderlo.

Lo considero un saggio piuttosto impegnativo, interessante sul piano dello studio antropologico e sociologico, ma un po’ pesante.  In prima battuta analizza la struttura del viaggio dividendola in tre parti: la partenza, il transito e l’arrivo.

“La partenza è sempre una rottura, una fine e un inizio, che evoca un passato e proietta un futuro. Come disse Goethe, «in ogni distacco c’è un germe di follia.»”

In secondo luogo, analizzando il viaggio nei diversi momenti storici dal medioevo al Novecento, ne descrive l’utilità nella costruzione non solo di una struttura sociale, ma anche e sopratutto di una formazione individuale.

“…il viaggio genera e soddisfa un bisogno di mutamento…”

Il viaggio è quindi visto sempre di più come un’apertura mentale e una conquista personale al quale i più giovani iniziano ad aspirare.

“Un viaggiatore impara dall’esperienza una conclusione che i logici raggiungono soltanto dopo complessi ragionamenti.”

Un po’ come disse Giovanni  (di Aldo Giovanni e Giacomo) nel film ‘Chiedimi se sono felice’: «chi sa fare, sa capire» e, in effetti, l’evoluzione di tutte le arti, va di pari passo con le nuove scoperte territoriali. Il mondo, ancora poco esplorato, grazie ai viaggi, perde le sue pagine bianche che vengono rimpiazzate da migliaia di appunti di viaggio ricchi di descrizioni e valutazioni sentimentali. Vengono scoperte civiltà, paesaggi, animali e piante e, contemporaneamente, viene analizzato l’animo umano, il suo temperamento e la sua propensione alla ribellione e all’adattamento.

Viaggiare “…fornisce un contesto di mutamento prolungato…”, la mente di un viaggiatore si trasforma grazie alla paura, le difficoltà affrontate, le mete conquistate e le gioie vissute. Persino il padre di Darwin accogliendolo al porto dopo l’ennesimo viaggio gridò dalla banchina: «Guarda guarda, la sua testa ha decisamente cambiato forma.»

Il viaggio ha dunque tanti ‘poteri’ (e ovviamente anche il viaggiatore), uno tra tanti quello di riuscire ad instaurare rapporti tra diverse aree culturali, economiche, sociali e topografiche. Ma il potere più prezioso che mi preme sottolineare, è quello della ‘libertà’. Una libertà “…fondata sul diritto di partire liberamente e viaggiare senza restrizioni…”, una libertà così preziosa che chi la detiene non è nemmeno in grado di capirne il significato reale.

Questo saggio suggerisce molteplici punti di vista e analizza la storia prendendone in considerazione un solo argomento, il viaggio appunto. E parrà strano al lettore scoprire quanto sia facile ridurre l’intera esistenza ad una semplice azione come quella di far le valige e spostarsi in un altro luogo.

“…la gloria conquistata dai viaggiatori era del tutto meritata, per il contributo che davano all’accrescimento delle conoscenze geografiche e dei viaggi compiuti…”

Coloro che cercavano di conoscere il mondo divennero degli eroi e la curiosità divenne virtù. Quale considerazione può essere più bella per un libro che attraversa i secoli cercando di definire ‘la mente del viaggiatore’?

 

 

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