Autore : Jonathan Drori

Di cosa parla il libro è cosa semplice da intuire, d’altronde il titolo non lascia alcuno spazio all’immaginazione. L’autore seleziona ottanta alberi e li rende protagonisti di un viaggio che attraversa i continenti. Grazie alle loro storie e caratteristiche è possibile scoprire qualcosa in più sul paese di origine e su ciò che caratterizza la flora di un continente.  Dalla Germania a Creta passando per il Libano; dal Kenya, all’Iran attraverso l’Indonesia sino agli Stati Uniti, la Costa Rica e l’India. Nessun Continente è tagliato fuori, ogni luogo della Terra, caratterizzato da un’incredibile varietà di piante, viene toccato da questo particolare girovagare in cerca del soggetto perfetto.

Scopro quindi che esiste il cocco di mare, un albero che vive alle Seychelles. I marinai che nel XVII secolo navigavano in queste acque, si imbatterono in questi frutti marroni, dalla forma un po’ equivoca (ricordano il bacino femminile) che galleggiavano in mare. La pianta, che si pensava in un primo tempo fosse subacquea e rilasciasse i preziosi frutti una volta maturi, divenne uno dei cibi più costosi al mondo. A metà del 1700 nessuno poteva permettersi di assaggiarlo poiché ogni cocco arrivava a costare cifre astronomiche nell’ordine di ottantamila euro odierne. Questo perché gli veniva riconosciuto un ottimo potere antiveleno e un potente effetto afrodisiaco. Quando poi i marinai si accorsero che il frutto proveniva dalle alte palme delle isole, saccheggiò le coste.

Questi alberi possono vivere oltre ottocento anni e ogni frutto al suo interno ha un unico seme che può arrivare a pesare anche trenta chili. Una volta caduto a terra il frutto non va spostato. Non essendo più l’era dei dinosauri e non esistendo alcun animale in grado di ingurgitare e poi defecare un seme così grande, la pianta, per potersi riprodurre, escogita un nuovo piano di sopravvivenza. Dal frutto caduto a terra germoglierà infatti un piccolo filamento giallo che, resistente come una corda, si farà largo nel terreno per qualche metro, sino a trovare uno spazio lontano dalla pianta madre e favorevole alla crescita. A quel punto svilupperà in altezza il primo germoglio e continuerà ad attingere ai nutrimenti contenuti all’interno del frutto fino a quando non potrà crescere autonomamente. Geniale.

La seconda pianta che mi ha colpito è: l’albero dinamite. Originario della Costa Rica è conosciuta anche come ‘albero dei delfini’. La sua corteccia è ricoperta da spunzoni affilati come lame e nessun animale riesce ad arrampicarsi sul suo alto tronco (arriva oltre i cinque metri di altezza). L’albero ha infiorescenze a forma di piccole zucche color rosso scuro e la sua linfa lattiginosa contiene un veleno pericolosissimo con il quale gli antichi abitanti dei Caraibi sporcavano le punte delle loro frecce per cacciare animali tra i quali anche i delfini. Il suo particolare nome non è stato dato a caso. I suoi frutti infatti, non appena maturi, esplodono con così tanta potenza da poterne sentire il fragore anche a da molto lontano. I semi all’interno vengono così sparati ad lunghe distanze (fino a 45 metri!) con una potenza tale che arrivano a viaggiare oltre i 70 metri al secondo (cioè 250 km orari!).  Altro che il leggero polline trasportato dal vento. Pazzesco.

Come non concludere con un albero che ha il nome perfetto per un blog come questo: l’albero del viaggiatore. Vive in Madagascar ed ha una buffa forma a ventaglio. Le sue foglie sono lunghe tre metri ed assomiglia ad una palma ma in realtà non lo è anzi, è un esemplare così particolare da esser unico al mondo. La cosa triste di questa speciale pianta è il fatto che si trovi a rischio di estinzione. Il polline che produce è troppo pesante per essere trasportato dal vento e resta racchiuso in infiorescenze gialle dal nettare zuccherino. Il piccolo lemure bianconero che popola queste terre ne va ghiotto. É lui infatti che permette lo spostamento del polline di albero in albero ormai da secoli. Purtroppo, il piccolo animale è stato dichiarato in via di estinzione ciò comporterà anche la scomparsa di questo singolare e bellissimo albero.

Ma perché si chiama così? Si pensa che le foglie riescano ad orientarsi a seconda del movimento del sole. Indicherebbero sempre delle precise coordinate geografiche ma a tutt’oggi studiosi provenienti da diversi Paesi sono in Madagascar per approfondire questo astruso meccanismo naturale. Inoltre, le foglie sono messe in posizione talmente particolare da riuscire a contenere per lungo tempo l’acqua piovana. Il viaggiatore in difficoltà può quindi attingere a questo contenitore naturale per dissetarsi.

Altre settanta sette storie entusiasmanti vi aspettano tra queste pagine; io ho trovato il libro davvero sconvolgente, interessante come solo la Natura sa essere. Gli alberi hanno davvero tante peculiarità ed incredibili storie e, per certi versi, credo siano gli esseri viventi più intelligenti che esistano al mondo.

 

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