Una guida un po’ datata (2007) ma con spunti interessanti.
Dopo un’introduzione a cosa significhi vacanza etica, la guida prende corpo e si suddivide in Continenti indicandone su mappa alcune delle regioni o città considerate più in linea con un turismo sostenibile. Ecco che potrete quindi trovare indirizzi e coordinate di resort, lodge, alberghi, attrazioni e campeggi che offrono esperienze ‘meno commerciali’ e più attente alle realtà locali. Le scelte ricadono su una selezione di luoghi presi in considerazione dal Tourism Concern (la ONG britannica che promuove il turismo etico) e sono posti perfetti per chi cerca un approccio non convenzionale.
In questo libro vengono anche analizzati tutti i vantaggi e gli svantaggi che il turismo di massa porta con sé su un territorio, come ad esempio: nuovi posti di lavoro, più visibilità e quindi crescita economica, maggiori investitori ma anche, più inquinamento e rifiuti, sfruttamento di risorse e persone, deturpazione di ambiente e paesaggi.
Si fa proprio di tutto per accontentare il vacanziere pagante.
“…Per i gruppi tribali di tutto il mondo le esibizioni per i viaggiatori sono diventate una fonte di guadagno…una comunità è indotta a eseguire danze in qualunque giorno dell’anno e questo è contrario alle tradizioni, poiché ogni danza viene eseguita in un periodo preciso….”
Interi villaggi presi d’assalto come fossero degli zoo umani, turismo sessuale e commercio di souvenir inutili ed inquinanti prodotti e venduti a basso costo ma con un alto impatto terapeutico, (sì far sentire appagati i dipendenti da shopping con qualche cadeaux).
Io ero proprio della categoria sopra descritta, mi sono fortunatamente resa conto che si sta perdendo l’autenticità dei luoghi per sopperire al sensazionalismo da social e all’ancora spropositata domanda di oggettistica di scarso valore.
“…ridurre al minimo gli effetti negativi del turismo e potenziare al massimo i possibili benefici economici per le comunità locali…”
Tra i luoghi elencati ci sono l’ Etiopia, la Bolivia, la Giamaica, la Thailandia, lo Zambia, lo Sri Lanka. Negli anni successivi a questa pubblicazione in effetti alcuni dei suggerimenti qui riportati sono stati presi d’assalto da turisti di tutto il mondo, non so se il turismo etico sia stato il loro motore trainante, sta di fatto che alcune realtà hanno avuto un vero boom d’ ingressi di viaggiatori da tutto il mondo.
Ma cosa fa di tanto diverso un turista etico? Dovrebbe riconoscere ciò che è bene da ciò che è male e più precisamente: ciò che nuoce al territorio visitato e ciò che non danneggia.
Il problema resta sempre la questione domanda e offerta. Se la domanda (nonostante sia inappropriata) si fa incessante, ecco che l’offerta cerca di assecondarla per trarne vantaggio economico.
E allora chi se ne frega di prosciugare laghi in remoti territori africani per costruire piscine a cinque stelle dove trovare refrigerio sorseggiando un cocktail, chi se ne frega di incrementare il cumulo di plastiche negli oceani e sulle coste più belle del mondo, l’usa e getta è più veloce e nessuno si lamenta.
L globalizzazione (che riempie di denaro solo poche tasche) ha creato un disordine a livello educativo. Finti bisogni ci spingono a fare costantemente le scelte sbagliate.
Siamo fatti così…non importa se stiamo dalla parte della domanda o dell’offerta, in entrambe i casi siamo restii ai cambiamenti che è opportuno fare affinché i nostri spostamenti e soggiorni sul Pianeta siano veramente delle vacanze etiche.
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