Non sono proprio abituata ad uno spettacolo del genere e mi lascia sbigottita ed entusiasta. Cammino verso il tempio Tōdai-ji e mi vengono incontro piccoli cervi affamati. Sono liberi, certo, sono animali sacri e vivono in perfetta sintonia con l’ambiente e gli abitanti del luogo. Un autobus passa sulla strada principale a velocità ridotta, in quel momento alcuni cervi decidono di attraversare per andare dall’altra parte del parco, il conducente frena, si ferma, scende con un grosso pezzo di cartone e allontana i cervi che si erano sdraiati a terra spingendoli verso il ciglio della strada.
Ecco perché anche i negozianti del centro e gli addetti al traffico hanno questi grandi cartoni, per poter spingere i cervi nella direzione giusta quando si incaponiscono e rimangono tra i piedi. Spettacolare! Dovremmo dotare le città di questi semplici oggetti utili, magari, per allontanare chi fa i suoi bisogni fisiologici in strada o chi disturba con insistenti richieste di accattonaggio.
Dall’espressione pare che anche lui sia d’accordo.
Il viale che porta al tempio è breve ma, mi perdo a fotografare gli animali che si concedono volentieri agli scatti dei turisti. (Sopratutto se in cambio riescono ad accaparrarsi uno dei biscotti ai cereali pressati che puoi acquistare con pochi spiccioli)
Si attraversano due porte in legno con la classica architettura dei templi nipponici prima di arrivare al cospetto del tempio Tōda-ji. Al suo interno si trovano statue gigantesche, la più imponente è quella realizzata in bronzo raffigurante Buddha, si parla di ben 15 metri di altezza!
Giro intorno alle statue restando con la testa all’insù tra espressioni gentili e altre nervose e accigliate, manufatti in legno e bronzo dorato.
Architettonicamente straordinario, luogo di culto silenzioso e stranamente raccolto date le dimensioni.
Mi porto dal lato opposto del parco e riattraverso la strada disseminata di cervi ghiotti, altro che “cavallo goloso”, qui se non cammini con una certa disinvoltura e ti fai vedere un po’ titubante, si avvicinano in branco adottando quello sguardo di strano distacco che sembra dire “io so che hai i biscotti, che fai? me li dai tu o me li prendo io?”
E così, dopo aver sfamato quasi tutti gli abitanti a quattro zampe di Nara, mi incammino verso il viale delle lanterne. Ce ne sono più di 3000, me le immagino di sera, illuminate da candele e penso debba essere uno spettacolo meraviglioso e decisamente suggestivo.
La strada porta su fino al santuario scintoista di Kasuga Taisha. Un luogo sacro che ospita delle suore (non son sicura di usare il termine giusto). Il silenzio pare voglia rimettere al proprio posto tutti gli elementi, persino io mi sento come cullata, riappacificata. Faccio dei respiri profondi e chiudo gli occhi, sento come una forza accanto a me, un animo nobile che viene a darmi dei consigli, dei suggerimenti, delle testate!….a cavolo! è un cervo! ok scusate qui è difficile concentrarsi se hai un animale che ti pungola il fianco con il muso.
L’educazione e la cultura di questo paese mi sorprendono immensamente. Non si può non restare colpiti dai loro gesti gentili, i movimenti pieni di grazia e il loro camminare silenzioso. Nutro profondo rispetto per questa popolazione che riesce a farsi amare in maniera semplice e senza apparire diversa da ciò che in realtà è.
Con il permesso del cervo stalker, mi allontano lasciandomi dietro il buon profumo del bosco e uno dei più bei sorrisi di sempre.