Autore: Ernesto Che Guevara

Due amici decidono di lasciare in sospeso gli studi universitari e intraprendere un viaggio a bordo di una motocicletta.

Sono seria mentre dico che questo libro dovrebbe intitolarsi “L’arte dello scrocco”.

La loro strategia di base: presentarsi quali Dottori e far valere il loro titolo o, in alternativa, piagnucolare e supplicare per un po’ di cibo o un passaggio o un posto al coperto dove riposare o del vino. Adorabili.

“…un uomo nell’arco di nove mesi della sua vita può pensare a molte cose, dalla più alta speculazione filosofica sino al più basso anelito per un piatto di minestra…”

Fino a metà libro sono andata avanti con la sola voglia di capire se fossero riusciti a trovare del cibo per la cena o se la Poderosa II avrebbe continuato a funzionare nonostante le ripetute cadute. Una lettura piuttosto noiosa fatta di scarne descrizioni, un elenco elementare e piuttosto ripetitivo del susseguirsi delle giornate:  la moto si rompe, ho fame, ho sonno, vista una mucca, incontrato persone gentili bla bla bla…

Poi finalmente la svolta. La povera moto li abbandona e : “fu il nostro ultimo giorno da ‘scrocconi motorizzati’, il successivo si prospettava ben più difficile: diventare ‘scrocconi non motorizzati”. E che l’avventura 2.0 abbia inizio!

“…ALCUNI DANNO L’IMPRESSIONE DI VIVERE SOLO PERCHÉ VIVERE É UN’ABITUDINE CHE NON CI SI PUÒ TOGLIERE DI DOSSO…”

Il loro procedere a piedi nella notte e sotto la tormenta, sfidare il gelo e la fame, nascondersi tra il bestiame su camion con autisti spericolati su strade pericolose, nascondersi da clandestini nel bagno intasato da giorni di una piccola nave e cercare di trovare cibo e alloggio gratis giorno dopo giorno dopo giorno. Diciamo un procedere attraverso Stati diversi non del tutto assennato ma, in qualche modo, elettrizzante.

Ho condiviso con loro le stelle sdraiandomi sotto i cieli che li ispiravano, sedotta da quella impaziente allegria che sembrava non abbandonarli mai nonostante le difficoltà e il timore : “…l’oscurità della notte ci portava mille rumori inquietanti e una strana sensazione di vuoto a ogni passo che muovevamo nel buio…”.

Ho sfogliato un libro che non mi aspettavo di leggere, pensavo di scoprire più cose di quante ne ho trovate in realtà ma, nella sua candida semplicità, mi ha regalato momenti di ilarità, di emozione e di pura ispirazione.

“…Lì abbiamo capito che la nostra vocazione, la vera vocazione, era viaggiare in eterno per le strade e i mari del mondo. Eternamente curiosi; osservando tutto ciò che potesse comparire davanti alla vista. Annusando ogni angolo, ma sempre con discrezione, senza piante radici in nessuna terra, né fermandoci a studiare il substrato di qualcosa…”

 

 

 

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