Autore: John Steinbeck

Questa è la storia di un uomo che trascina una roulotte in giro per l’America accompagnato dal suo fido amico a quattro zampe. Non poteva esserci storia più avvincente, pensai, e invece…

Il viaggio è stato tutt’altro che avvincente. E non diamo la colpa al cane, che poverino pare regga l’anima coi denti; ha qualche problema ad urinare, ama passeggiare ma non troppo, sta seduto senza lamentarsi delle lunghe ore di viaggio e non fa una piega nemmeno quando degli sconosciuti invadono la roulotte per le chiacchiere serali post cena. Non da di matto difronte a cibo succulento cucinato sulla brace, né pare essere interessato ad animali selvatici o piccoli mammiferi umani urlanti. Cammina scansando le formiche per non schiacciarle e ha sempre lo sguardo da assonnato sognatore. Va detto, in questo viaggio Charley è un po’ come l’asso a briscola.

“…Stavo ormai formulando una legge sui rapporti fra sicurezza e avvilimento. Un’anima triste può ucciderti più un fretta, molto più in fretta che un germe.”

John invece, (per fortuna) è un tipo attento, il suo viaggio si trasforma in intelligenti riflessioni su quanto la società faccia male all’essere umano e viceversa. In alcune affermazioni l’ho trovato persino illuminante, un po’ come ascoltare qualcuno che all’improvviso ha una folgorazione e riconosce per la prima volta la forma di una mela.

L’America, stato dopo stato, appare senza finti orpelli, sporca, piena di smog e acidi industriali, assordante, con case strette l’una alle altre e cittadelle morenti. Deviazioni, tappe obbligate, dogane e racconti di vita vissuta, ad un certo punto mi importa così poco delle sporadiche descrizioni del paesaggio che smetto di guardare fuori dal finestrino e presto attenzione solamente ai ragionamenti di John.

“…Scoprimi dov’è finito il Popolo. Non voglio dire la gente quadrata col sorriso al dentifricio e i capelli tinti, o la gente che si fa la macchina nuova, o la gente che vuole il successo e si fa saltare le coronarie….Forse il Popolo è sempre formato da quelli che vissero nella penultima generazione….”

Ma alla fine vi domanderete, com’è st’America?

E chi può dirlo, del resto si sa, a gente come noi non interessa la meta, ma il viaggio.

 

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