Il nome mi ha attirato, non posso nasconderlo. Mi ha fatto sorridere quando l’ho letto sulla cartina, ho fatto una di quelle smorfie da attore inquadrato in primo piano, con gli occhi che si fanno furbi e un angolo della bocca che si allunga di lato costringendo le labbra a distendersi per seguirlo. Quando poi ho controllato su internet che gli abitanti si chiamano stroncolini, l’ho aggiunta subito nelle tappe da non perdere.

Il piccolo borgo è stato costruito intorno al X secolo e, a parer mio, conserva a tutt’oggi un carattere rude e spartano. Mentre passeggio per le brevi vie del centro si presenta spoglio, rustico, con case in pietra grigia e stretti vicoli che le separano. Le finestre degli appartamenti affacciano su altre finestre di altri appartamenti, (e se qui il vicino ti sta antipatico inizia ad essere un problema); in alcune viuzze le case sono così vicine  che probabilmente gli abitanti possono fare un brindisi l’ultimo dell’anno senza sporgersi, solamente allungando un po’ il braccio o, addirittura, passarsi lo zucchero per il caffè della mattina.

Di questi piccoli centri mi piace l’allegria delle persone che ancora li abitano rendendoli accoglienti ai turisti curiosi che cercano scorci per foto che poi in realtà, solo una manciata di persone vedranno.

Ed ecco comparire uno zerbino colorato, qualche pianta verde, dei vasi coi fiori color pastello e… dei cartelli simpatici, il tutto annaffiato da quell’inconfondibile profumo di sugo di pomodoro che bolle sui fornelli all’ora di pranzo.

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