Un uomo veramente affascinante. Dovevo dirlo.. certo, avrei potuto esprimere il mio giudizio un po’ più avanti ma, perché aspettare?

Kandinskij fu il primo artista ad aver rappresentato l’astratto. Che al giorno d’oggi può sembrare una cosa semplice o banale ma, provate ad inventarvi qualcosa che non esiste e a conferirle un significato. Dannatamente complicato vero?

Il maestro ha creato un mondo armonico fatto di disegni geometrici, colori vibranti, suoni celati ed emozioni; ha perfettamente descritto un approccio artistico del tutto fuori dagli schemi che gli schemi anzi li rompe, andando oltre il concreto, oltre il visibile ed il conosciuto. Un po’ come descrivere cosa c’è al di là di una gabbia o cosa si nasconde dietro ad una nota.

Il suo è puro genio. Egli ci ha regalato opere straordinarie di una delicatezza sublime, è riuscito a dar forma alla musica, a rappresentare i movimenti, a fermare il tempo per distorcerlo creando collegamenti col futuro immateriale ed etereo ed ha persino dato delle sensazioni ai colori.

A proposito di colori, secondo voi possono avere un’anima?

Sì, hanno un loro senso di essere e Vasilij ce li descrive molto bene; il verde ad esempio (il mio colore preferito), viene definito come ‘assoluta immobilità in un’assoluta quiete, fa annoiare, suggerisce opulenza, compiacimento, è una quiete appagata, appena vira verso il giallo acquista energia, giocosità. Con il blu diventa pensieroso, attivo. Ha i toni ampi, caldi, semigravi del violino’.

Non mi aspettavo una definizione del genere eppure, a bene pensare, potrebbe tornarmi. Già perché… il verde è il colore dei boschi, degli sconfinati paesaggi  che scorgi dalla finestra in legno di una baita di montagna; è la tinta dei sentieri di campagna che attraversi quando vuoi rilassarti e rigenerare lo spirito; è il colore dei prati silenziosi e dei fili d’erba sui quali ti sdrai a contemplar le nuvole il cielo e le stelle. Il verde appartiene ad alcune acque, quelle dei bacini più sereni e freschi, è il colore dei piccoli rettili che, proprio come i frutti della stessa tonalità, amano stare immobili distesi al sole.

 

Per quanto riguarda la mostra, il curatore ha fatto (a parer mio) un ottimo lavoro, i colori delle pareti e la posizione delle luci permettono di poter osservare la stravaganza dei colori senza alcuna distorsione. Inoltre, gli spazi ampi concedono soste lunghe e contemplazioni incantate. Sui pannelli che accompagnano la visita si leggono alcune delle riflessioni più brillanti dell’artista e questo rende l’esposizione ancora più interessante.

 

Credo che l’arte sia complessa, qualsiasi forma abbia.

La sua, secondo me, fa una cosa difficilissima: riesce a celare e svelare allo stesso tempo.

 

 

 

 

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