Autore: Henry James

Questo piccolo libro conta poco più di sessanta pagine ed è stato scritto in occasione di un soggiorno a Londra nel 1888. Henry era americano ma, aveva passato così tanto tempo della sua vita in Inghilterra, da sentirsi inglese.

A Londra morì nel 1916, in una città già enorme e piena di vita, caratterizzata da repentini cambiamenti, meta prediletta da molti stranieri e nella quale il verde delle campagne e il grigio dei palazzi si incontrano fondendosi in una linea di demarcazione tra quello che è il cuore culturale e la zona più rurale e povera. Una città con un architettura invidiabile e dei bassifondi pericolosi e che spaventano anche l’autore.

“…Nell’arco di un’ora sarei dovuto uscire per procacciarmi la mia cena…e quello sforzo assumeva la forma di una ricerca disperata e pericolosa. Mi sembrava che avrei fatto meglio a morire d’inedia invece di apprestarmi al viaggio nella città infernale, dove la sorte naturale di uno straniero ignoto sarebbe stata quella di essere pesato a morte a Piccadilly e di avere la carcassa gettata nel Tamigi.”

Dalle sue passeggiate in solitaria vengono fuori questi appunti; leggendo le sue pagine ci si ritrova a camminare a piedi da Hyde Park alle zone più centrali di Trafalgar; James descrive luoghi confusionari, tetri, fa persino sentire il suo disagio di straniero; d’altronde sono gli anni delle gin house, degli ubriachi per strada, delle carrozze che sfrecciano e delle feste danzanti.

Fa un po’ sorridere sentir parlare del parco St James come il salotto dei nullafacenti e della povera gente, in realtà oggi è una tra le zone più in della city (ed è il parco che amo di più). Del resto, a fine 1800, Londra è già immensa, la periferia che oggi è diventata parte integrante della città, non era che campagna, “…sulla via di una passeggiata puramente campestre da Notting Hill a Whitehall, interamente su un bel manto erboso morbido, in mezzo al canto degli uccelli, il belare di agnelli, l’increspatura di stagni, il frusciare di mirabili alberi.”

Certo il suo linguaggio è un po’ ‘consistente’, se dovessimo paragonare la scrittura al tessuto, direi che è un libro di velluto: corposo, elegante ma pesante. Le letture di questo tipo rimangono sempre un po’ più difficili, non per l’esposizione, bensì per il livello di concentrazione alla lettura che deve essere un pochino più alto.

Nonostante ciò, resta un bel libercolo che piacerà sicuramente ai conoscitori e gli amanti di Londra poiché ritroveranno in questo breve resoconto cittadino, i luoghi della città come (ovviamente) non li hanno mai visti.

 

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