“Io porto la mia macchina fotografica ovunque vada. Avere un nuovo rullino da sviluppare mi dà una buona ragione per svegliarmi la mattina.”

Se anche voi siete come Andy Warhol e avete una passione viscerale per le fotocamere, Camera Museum è il posto perfetto in cui fermarsi a fare una pausa.

I luoghi promiscui come questo sono i miei preferiti perché riescono sempre a sorprenderti con qualcosa di inaspettato, entri per una spremuta o un caffè e ti ritrovi a leggere le didascalie di teche in vetro nelle quali sono conservati vecchi modelli di macchine fotografiche. Questo museo infatti è una caffetteria, che è anche uno shop che è anche un centro riparazioni e ricambi per macchine fotografiche.

Ad arredare il piccolo locale ci sono tavolini in legno decorati con disegni di bobine, alle pareti sono appese fotografie che hanno fatto la storia del cinema e dei rotocalchi, la caffetteria è ben fornita, nell’angolo shop si possono trovare t-shirt, spille, penne, cartoline ed attrezzatura fotografica, e a completare l’ambiente vi è anche uno studio riparazioni e ricambi.

Qui le macchine fotografiche sono le grandi protagoniste, al piano inferiore si accede pagando un ingresso di due sterline e si può passeggiare nel piccolo museo che, nonostante i ridotti metri quadri, ha una ricchissima collezione di modelli di fotocamere analogiche e digitali. Sono esposti esemplari anche piuttosto curiosi come il primo drone cinematografico e una telecamerina da far indossare ai piccioni.

Se quello che diceva Cornell Capa è vero, cioè che “La macchina fotografica è un’estensione di te stesso”, e se quindi concediamo non solo una fisicità ma anche un’anima all’oggetto, allora sono al cospetto di centinaia di diverse personalità. Dalle piccolissime macchine digitali utilizzate dalle spie, agli obbiettivi dalle forme più strampalate, sino alle macchine fotografiche a pozzetto che conferiscono sempre un certo fascino a chi le utilizza.

Chissà quanti scatti sono stati fatti con tutta queste fotocamere, chissà se i soggetti sapevano di essere guardati o le fotografie erano soltanto degli istanti rubati. Chissà se sono scivolate dalle mani, si sono scontrate con persone, profumi odori e appuntiti mazzi di chiavi lasciati a condividere l’esiguo spazio sul fondo di una borsa.

Quante centinaia di migliaia di rullini sono stati sviluppati in passato? Quante delle foto scattate da ogni singola macchina fotografica sono state viste ed apprezzate da più di una sola persona?  Il progresso tecnologico porta ogni anno decine di nuovi modelli e con loro il numero di fotografie cresce esponenzialmente. Come se parte del tempo dell’esistenza su questo mondo, sia rimasto bloccato per sempre grazie a piccoli click su pulsanti tondi.

Il fotografo americano John Szarkowski sostenne: “il mondo ora contiene più fotografie che mattoni e sono, sorprendentemente tutte diverse”.

Ognuno negli scatti mostra l’ autentica versione della realtà, quella che solo lui percepisce.

 

 

 

 

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