A poco più di due ore da Londra si può passeggiare in un paesino meraviglioso. Centro storico chiuso al traffico, abitazioni basse in mattoni, case a graticcio, una lunghissima passeggiata verde lungo il fiume Avon, salici piangenti, barchette in legno che scivolano sull’acqua facendo lo slalom tra gruppi di maestosi cigni bianchi. Cabine telefoniche rosse, pub dove spillano birra ghiacciata, profumo di burro e marmellata lungo i vicoli dove si nascondo delle tradizionali sale da tè con i merletti alle finestre e degli scones caldi su piattini di porcellana. E, come se non bastasse, in questa cittadina dal sapore antico, si possono trovare la casa natale di William Shakespeare e il suo monumento funerario.
La Holy Trinity Church è a pochi passi dal centro, seguendo il fiume, attraverso rigogliosi giardini. La si raggiunge passeggiando in un’atmosfera quasi fiabesca dove alti alberi verdi e panchine in legno, lasciano spazio ad alcune lapidi che, storte, s’infossano nel terreno ancora umido ricoperto di finissimi steli d’erba. La chiesa è circondata da un elegante stretta pavimentazione di pietra, la navata è spaziosa, ci sono decine di bibbie rilegate in pelle appoggiate sui banchi e, laggiù, sulla sinistra vicino all’altare, si trova la tomba del celebre scrittore.
Un mezzo busto, con una piuma in mano e un foglio davanti a sé, è così che viene ritratto dall’artista Gerard Johnson. Seppellito accanto a sua moglie qui, nella chiesa in cui venne battezzato, e non a Westminster Abbey come molti sono portati a pensare per via della sua presenza nel Poet’s Corner, luogo dedicato ai più importanti letterati inglesi.
Sto in piedi nel silenzio e penso a come, dopo più di quattrocento anni, ci siano ancora persone che vengano a rendere omaggio a quest’uomo e mi dico che, anche se non era questo il contesto e non era questo il significato, quando egli scrisse “A volte si muore per non morire“, cazzo, aveva proprio ragione.