Le foto che girano su internet immortalano giovani che danno da mangiare grandi foglie verdi a simpatiche giraffe dalla lingua lunga che biascicano felici e allora penso… ‘Wow! In questo zoo posso dare da mangiare agli animali!’

Sono così euforica che non mi imbarazza nemmeno un po’ essere l’unica in fila senza una baby sitter al seguito.

Con l’emozione di una bambina alla quale hanno appena regalato una barbie originale (e non una di quelle con la testa più grande del culo), continuo a fissare la mappa dello zoo chiedendomi da quale Continente partire. L’ intera struttura non dovrebbe essere molto grande, si trova nella parte nord del Regent’s Park ed avendolo già visitato nella sua interezza, immagino che in trenta minuti si riesca a vedere tutto senza nemmeno correre.

Inaugurato nel 1828, ospitava animali a scopo scientifico e con i suoi quasi duecento anni è lo zoo più antico del mondo. Dopo soli vent’anni dall’ apertura fu reso accessibile al pubblico pagante.

Dò la prima occhiata in giro e gli spazi in cui vivono gli animali mi sembrano veramente molto piccoli. Non sono una zoologa ma non ci vuole una laurea per capire che, se con una decina di passi hai già finito lo spazio, la gabbia in cui vivi è un po’ troppo ristretta.

Forse a suo tempo non si dava poi tanta importanza alla cosa. Adesso però ci si fa caso, o almeno io ci faccio caso.

Ecco le giraffe! Che eleganza, sono esseri tropo simpatici, con un collo così lungo e il corpo inclinato all’indietro come un pastore tedesco con la displasia all’anca. Sono in due e si contendono degli esili rami verdi infilati in cestini attaccati ad un palo in ferro. Non vi è alcuna possibilità di avvicinarle, tanto meno di dar loro da mangiare. Il mio disappunto farebbe abbassare lo sguardo anche a Richard Kuklinski.

Cammino tra le gabbie con sempre meno interesse, intorno a me ci sono solo occhi tristi e movimenti lenti e rassegnati. I lemuri sono tutti appallottolati uno di fianco all’altro davanti ad una lampada che emana calore. Le scimmie stanno sedute su rami spogli a qualche centimetro da una rete a maglie strette che non permette nemmeno di vedere il colore del cielo. La tigre se ne sta da sola sdraiata su un cumulo di segatura, più che addormentata sembra sconfitta.

Non so cosa mi sia venuto in mente. Per chi non ha la possibilità di viaggiare in continenti lontani, lo zoo è l’unico luogo dove poter vedere dal vivo i nostri coinquilini del Pianeta ma la verità è che è uno dei luoghi più tristi che si possano visitare.

Mi sta venendo l’angoscia, le rane ed i piccoli anfibi sono rinchiusi in acquari così angusti che non riescono nemmeno a nuotare per due secondi di fila. Un pappagallo prova ad aprire le ali per volare ma con un balzo è già dall’altra parte della gabbia.

Tutto il parco è chiaramente stato creato per i bambini, non vi è dubbio, ci sono scenografie curate nel dettaglio e più che uno zoo sembra il palcoscenico di un teatro. Si passa dal mercato indiano con mucche e carretti colorati, alla tenda africana con cappelli da safari e cannocchiali; ci sono decine di sdraio su prati verdi e lunghe staccionate in bambù. Giochi, giostre, mongolfiere, gelati, zucchero filato e persino il richiestissimo angolo trucca bimbi.

Degli animali infondo sembra non fregare nulla a nessuno. Lo zoo apre alle dieci del mattino, un’ora piuttosto tarda, eppure…  gli inservienti sono tutti al lavoro proprio mentre noi passiamo in rassegna i vari spazi.

Come direbbe Checco Zalone: ‘ma che comportazione è questa?!’

C’è chi spazza le gabbie, chi sistema il cibo in recipienti di cemento, chi pulisce le vasche con detersivi e schiuma, chi lava i vetri, insomma…son tutti a lavoro. Penso alle classiche battute su chi è nulla facente: ‘Che fai? Pettini la coda ai giaguari?’ oppure ‘Stai truccando i camaleonti?’ e mi dico: magari!!! Almeno avremmo avuto qualcosa da guardare ed invece mi ritrovo davanti ad un sacco di gabbie vuote ed altre nelle quali i pochi esemplari presenti all’appello hanno le stesse movenze fluide di uno appena uscito da un rave party.

Non riesco a vedere più della metà degli animali e, quelli con i quali riesco ad incrociare lo sguardo, mi trasmettono tutta la loro tristezza… insomma… se mi fossi data una vanga in faccia, la mattinata sarebbe trascorsa con la stessa ilare spensieratezza.

Guadagno l’uscita pensando ai pinguini del cartone animato Madagascar. Loro ce l’hanno fatta a scappare dallo zoo, sarebbe una cosa troppo figa se anche questi animali riuscissero a farlo… immaginate le giraffe sedute in metropolitana in direzione Piccadily Circus con il collo piegato di lato ad occupare nove sedili. Ahahaha! Quello sì che sarebbe un bel vedere!

 

 

 

 

 

 

 

 

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