Non avevo mai visto una piantagione di tè. Gli arbusti sono alti poco più di un metro, disposti in filari concentrici con stretti passaggi per i raccoglitori. Fa caldo, pioviggina, ci sono centinaia di minuscole zanzare che mordono come squali. Le foglie della pianta del tè sono grandi e carnose come quelle dell’alloro, ma hanno tutt’intorno delle piccole punte che conferiscono un bordo seghettato. Il verde è scuro e brillante e al tatto sono lisce, non si colgono però le foglie grandi bensì quelle piccolissime appena spuntate sulle estremità dei rametti. Sono di un verde molto molto chiaro, morbide e vellutate al tatto e si staccano con due dita rompendo l’estremità della fronda. Questo è il tè più pregiato.
Metto ciò che raccolgo in un piccolo paniere intrecciato in bambù, quanto colto poi verrà messo su dei bracieri per l’essiccazione.
La differenza dei tè infatti sta proprio nel tempo e nelle temperature al quale le foglie vengono sottoposte. Il diverso grado di ossidazione conferisce il colore più scuro o più chiaro ed il gusto più deciso e forte o più leggero e avvolgente.
Dopo aver sfamato tre generazioni di zanzare, entriamo nella sala da tè per la degustazione.
Temperature di ebollizione da rispettare, tempi di infusione da calcolare, modalità di mescita, sono tutte cose che non hanno nulla a che vedere con ciò che facciamo tutti nel quotidiano. (come scuotere su e giù le bustine di tè finche l’acqua non diventa sufficientemente scura)
Eppure il tè richiederebbe un accurata attenzione per una preparazione corretta.
La signora che ci serve, ha più premura di concludere la vendita che di esporci il prodotto, lo capisco da quante volte continua a domandarmi “do you wanna buy it?”. Lo chiede ogni volta che sorrido facendo un apprezzamento su qualcosa.
“Bella questa tazzina.”
“Do you wanna buy it?”
“Che bella questa teiera.”
“Do you wanna buy it?”
Sembra di stare in spiaggia ad agosto seduta sotto l’ombrellone mentre, inesorabili, gli ambulanti ti sfilano davanti per venderti la qualunque.
Beviamo timidamente tutto ciò che ci offre.
“Il tè nero aiuta la digestione.” Dice la donna con voce solenne mentre mi versa del tè color castagna in un piccolo bicchiere di vetro. Resto ferma a guardare gli altri con la coda dell’occhio, non so se vada prima annusato (come si fa col vino) e poi succhiato attraverso i denti con gli occhi rivolti al soffitto e l’espressione da contemplatore di falene.
Come si assaggia un tè? Voi lo sapete? Nel dubbio bevo tutto d’un fiato e poi dico soddisfatta “good”.
“Do you wanna buy it?”
“Mmmm, I don’t know…”
“Il tè bianco è quello più pregiato, aiuta lo stress e il sistema cardiovascolare.” Dice prima di versarci dell’altro liquido nel solito bicchierino. Mi sembra della semplice acqua calda, insapore e incolore, ma non lo dico. Sorrido nuovamente prima del doveroso “good”.
“Do you wanna buy it?”
“Mmmm, I don’t know…” Mi sento quasi in imbarazzo come quando il cameriere al ristorante ti domanda se la pasta ti è piaciuta e tu vorresti dire che era una schifezza inenarrabile ma sorridi e dici “sì”.
Passiamo al terzo assaggio. Bevo prima ancora della spiegazione. Il colore è un po’ più deciso, verdognolo e il gusto pungente e amaro. “Good.” concludo dopo aver deglutito.
“Il tè verde aiuta la memoria e fa dimagrire.” Mi fissa con lo stesso sguardo di chi a battaglia navale affonda la portaerei senza sbagliare un colpo. “Do you manna buy it?”
“Mmmm…Five kilos please.”




































