Arequipa è una città davvero stupenda, sembra di passeggiare all’interno di una cartolina, anzi, in un mondo disegnato come quello in cui ballavano Mary Poppins ed il suo amico spazzacamino. Ricordate quello stacchetto al parco sotto i salici piangenti? Certo, mancano i piccoli pinguini…anche se…in un certo senso…
Il monastero di Santa Catalina ospita a tutt’oggi 19 suore di clausura.
Prende il nome dalla Santa di Siena (Caterina) al quale è dedicata la struttura che è così estesa (più di ventimila metri quadri!) da essere considerata a tutti gli effetti una cittadella dentro la città.
Le mura alte del perimetro la preservano da incursioni esterne e da occhi indiscreti. È pietra sillar, di origine vulcanica, il suo candore si sposa perfettamente con l’architettura coloniale. Le strette strade interne, le facciate delle celle e le colonne dei porticati sono dipinte con un azzurro ed un rosso mattone molto decisi che si alternano creando ad ogni angolo degli scorci davvero deliziosi.
La struttura venne fondata nel lontano 1580 da Maria de Guzman, una vedova benestante e devota che fece costruire un rifugio per le donne di preghiera. Dagli inizi del 1600 è qui che venivano a studiare le ragazze di buona famiglia, imparavano a pregare, a leggere, a ricamare, a far pettegolezzi, insomma diventavano adulte ed indipendenti ( insieme allo stuolo di servitori con cui vivevano). Si conta che abitassero tra queste mura ben 500 donne, di cui solo un centinaio erano monache di clausura. Aperto al pubblico nel 1970 è senza dubbio il luogo sacro più conosciuto e visitato di tutto il Perù. Qui visse anche Suor Ana de Los Angeles Monteagudo divenuta Beata con Giovanni Paolo II nel 1985.
C’è un piacevolissimo sole caldo, le pareti delle costruzioni sono tutte irregolari e ad ogni ambiente ne è collegato a sorpresa un altro ed un altro ancora. Perdersi non sarebbe difficile in questo dedalo di viuzze ma la nostra guida non ci molla un solo istante.
“Daniela vedi questi affreschi Marco Fabio su queste colonne Agnese? Sono state dipinte Rossella nel 1700 quando Rossella Daniela Marco, ci sei Fabio? Quando vivevano qui Agnese Marco ben duecento giovani donne. Seguitemi adesso Fabio Rossella nella stanza Daniela qui sulla destra dove un forno Marco provvedeva Agnese al fabbisogno di tutte Rossella le suore. Vieni a vedere Fabio.”
Una delle guide più assurde mai trovate in vita mia. All’inizio immaginavo continuasse a ripetere i nostri nomi per poterli memorizzare.
Dopo qualche minuto ho iniziato a pensare che li ripetesse in continuazione per mantenere viva l’attenzione e non farci distrarre. Poi si è insinuata nella mente l’idea che lo facesse come un tic nervoso compulsivo ossessivo.
Infine, dopo un’ora e mezzo ad ascoltare discorsi e descrizioni storiche mischiate a cinque stramaledettissimi nomi di persona, quella coi tic compulsivi ossessivi ero diventata io!
Senza ombra di dubbio il momento più alto e divertente di tutta la visita al monastero. Grazie mitica Laura.





























































