Una delle lezioni più divertenti ed istruttive degli ultimi anni. Tutto merito di Roberto (spero di non sbagliare il nome) la simpatica guida che ha catturato l’attenzione di tutti con la sua appassionante storia sulla nascita della carta. Mica come Sergio Endrigo che per generazioni ci ha ammorbato con “ci vuole un fiore, ci vuole un ramo, ci vuole un albero, ci vuole un tavolo….”, e allora diciamolo… per far la carta che cosa ci vorrà mai?
Sicuramente non un fiore. Inutile spiegare tutto il processo di macerazione degli stracci, inutile dire che vengono sminuzzati, mischiati alla calce e pressati, dando così vita alla pasta da carta la quale, riversata in un tino, viene miscelata e portata in sospensione. Non devo certo sottolineare io che a questo punto il mastro cartaio immergendo il telaio permetterà la creazione di uno strato uniforme e compatto di carta che dovrà essere adagiato su di un panno di feltro e poi messo sotto il torchio….vabbè basta così…ho fatto alla Totò, ‘una parola è troppa e due sono poche’.
Per farla breve, qui si assiste a tutti i passaggi di lavorazione della carta con dimostrazioni pratiche eseguite in un laboratorio perfettamente funzionante che propone l’esatta gestualità produttiva del 1300.
In questo museo, allestito all’interno di un ex monastero, è possibile ammirare anche una ricca collezione di filigrane antiche alcune delle quali sono addirittura risalenti al Medioevo. Una delle tecniche più utilizzate al mondo per il riconoscimento dell’autenticità di un documento, di un’azione, di un’obbligazione, di un diploma o di una banconota ed utilizzata persino da nobili e facoltosi per biglietti d’ invito e partecipazioni ad eventi assolutamente esclusivi.
E come in un coro da stadio mi permetto di gridare alzando le mani al cielo “Noi, noi, noi, i migliori li abbiamo noi!” Mi riferisco ai filigranisti di Fabriano, eccellenze indiscusse di questa delicata e minuziosa lavorazione. Ricamare filamenti metallici e creare meraviglie. I calchi ottenuti dalla cera incisa poi, vabbè basta guardarli, un americano direbbe sicuramente I go nuts! (vado fuori di testa!)
Opere complesse, eleganti e ricche di dettagli…. e pensare che io disegno ancora gli omini con cinque linee e la testa a cerchio.






















