Nella cultura egizia il corpo veniva considerato un luogo sacro, la sede che ospitava le diverse anime (quella dell’energia, la personalità, l’anima divina…) perciò bisognava proteggerlo e conservarlo. Ecco spiegato il perché della pratica di mummificazione, un rituale per il quale gli antichi egizi sono famosi in tutto il mondo e senza il quale probabilmente non avremmo avuto modo di saperne un granché sulla loro straordinaria cultura.
Come recita la frase latina “do ut des” , negli anni passati le missioni all’estero dovevano più o meno avere questa regola non scritta: io ti porto la fede e tu cosa mi dai in cambio?
Qui a Fiesole, all’interno del convento di San Francesco, sul promontorio più alto del comune, si può ammirare la mummia di una donna della quale, purtroppo, si sconosce l’identità.
Giro intorno alla sua stretta teca in vetro e penso che sta poverina è stata portata sino in Italia e precisamente in una stanzetta di un piccolo museo di un convento di periferia, al solo fine di arricchire una collezione privata. “Strano il mio destino…” avrebbe cantato Giorgia al posto suo. Mi guardo intorno… certo lo spazio non è poi molto grande…probabilmente ne avessero avuto di più all’epoca delle missioni, sarebbero stati in grado di importare persino un pezzo di piramide. (Potrei quasi scommetterci).
La collezione nacque da un’idea di Padre Ambrogio Ridolfi, missionario, che dalla Cina iniziò ad importare preziosità per far conoscere il mondo orientale ai suoi fedeli. Mi dispiace apprendere dal monaco che mi accompagna nella visita che, negli anni, la ricca collezione di oggetti e manufatti provenienti dalle missioni ha subito vari furti; le statue più preziose e gli oggetti più rari sono stati trafugati, resta comunque una discreta collezione di ceramiche giapponesi, strumenti musicali, abiti da cerimonia, antiche monete ed oggetti sacri.
Ciò che mi colpisce di più di questo museo non è il contenuto in sé, ma il fatto stesso che esista un’ esposizione di rarità all’interno della cripta di un convento francescano.
La chiesa, il convento e il giardino sono molto graziosi, il panorama su Firenze poi ripaga la breve e irta salita che conduce sino alla cima. Se l’idea di vedere da vicino una mummia egizia vi porta sino a qui, ricordate che c’è un’altra cosa particolare da poter fare: suonare le campane aggrappandosi alla corda che sbuca da un foro nella volta del corridoio del chiostro esterno. Ricordo che da piccola era permesso dondolarsi in su e in giù appesi come sacchi di patate, e tornando a quell’euforia fanciullesca vi chiedo: c’è qualcosa di più divertente dell’essere sollevati con forza da una campana che rintocca?



























