–Un museo veramente organizzato male. Firenze (ribadisco il concetto per l’ennesima volta) ha così tanti musei e luoghi d’arte che dovrebbe abbassare i prezzi dei biglietti ed offrire una fascia oraria d’apertura al pubblico più lunga, con orari che vanno dalla mattina presto e a tarda sera, così da permettere ai turisti e ai residenti, di fare una passeggiata tra le sale museali anche dopo una piacevole cena o prima di una soddisfacente colazione. Ci sarebbero più posti di lavoro e meno code all’ingresso e magari…stando in mezzo ad opere d’arte, anche l’animo umano colmerebbe l’aridità alimentata da tutta questa assurda frenesia quotidiana.–
Inevitabilmente faccio una fila che metterebbe a dura prova anche la pazienza dei santi. Alcune persone sbuffano rumorosamente, altre cercano consenso negli sguardi dei vicini per potersi abbandonare a commenti di disapprovazione. C’è chi dopo una buona mezz’ora passata in piedi, decide di abbandonare l’impresa e chi, opta per la protesta animata da ultrà.
Sopravvissuta alla prima fila passo alla seconda, quella dei controlli in stile aeroportuale per poi finire con l’ ultimo traguardo: la coda per il controllo dei biglietti.
Ma io dico… quale folle si farebbe mai un’ora di coda senza un biglietto d’ingresso? Della serie:
“Salve cosa vuole ordinare?”
“No niente non ho fame e poi sono vegano.”
“E allora perchè si è messo in fila qui da Mc Donald.”
“Non lo so, ho visto tutti in coda e mi ci sono messo anch’io.”
Vabbè, guadagno l’entrata e salgo le scalinate in pietra battendo i piedi come un ragazzino capriccioso di otto anni. Che sia ben chiaro a tutti il mio disappunto.
Faccio un bel respiro prima di immergermi tra le sontuose sale di questa galleria.
Porca miseria non si vede nulla!
Così tanti quadri meravigliosi da osservare e non si riescono a vedere! Ma possibile che nessuno si sia mai accorto che le luci sono sistemate in maniera inappropriata? Tra i faretti che puntano direttamente sulla tela in maniera trasversale e le enormi finestre aperte, non si riesce nemmeno a capire se si sta guardando il ritratto di un uomo o di una donna!
Io e gli altri in sala ci muoviamo come mosche impazzite intorno alla merda, un po’ a destra, un po’ sinistra, ci abbassiamo, poi ci issiamo sulle punte dei piedi e allunghiamo il collo. Macché! Alcuni dipinti restano un vero mistero, come ti muovi ti muovi vedi solo l’alone della luce sui colori ad olio che riflettono come specchi al sole.
File intere di quadri sistemati uno sopra all’altro in una confusione di colori e geometrie. La carta da parati dalle tinte accese, le cornici color oro, le statue lasciate in mezzo di sala come se dovessero essere portate via da un momento all’altro. Solitamente mi diverto come una matta nelle pinacoteche, trovo sempre facce con espressioni interessanti, gesti inusuali e volti simpatici, questa volta invece mi sembra di stare in palestra, sto allenando il collo e le spalle a movimenti fulminei per eludere la presenza della luce come un pugile prima dell’incontro e sento i glutei pulsare sotto i continui piegamenti per riuscire a trovare la giusta angolazione per catturare l’essenza dell’artista. Inizio a pensare che ne uscirò ignorante come prima, ma molto più in forma.
A metà percorso trovo lui, con l’uccello davanti l’uccello. Di per sé fa già sorridere così ma…ci giro intorno e vedo che il Bronzino si è preoccupato di ritrarre anche il lato b del nano Morgante. La cosa mi fa sbottare in una risata che trascina tutti i presenti in sala. Una delle opere più singolari ed eccentriche mai viste. Ammetto che non ne conoscevo l’esistenza.
La seconda parte del museo si trova al piano terra, è composta perlopiù da oggetti in avorio, ambra e pietre dure. Una collezione strepitosa; poter concepire degli oggetti tanto particolari ed elaborati ha dell’incredibile, la manualità e la fantasia degli artisti del passato è indubbiamente frutto di talenti rari e invidiabili.
Mi resta poco tempo, il parco chiude molto presto.
Il giardino di Boboli è esteso per questo so già che non riuscirò a vederne nemmeno la metà ma (detto in confidenza) non mi è mai piaciuto perciò non me ne cruccio. Corro su per le scalinate che si allontanano dal palazzo attraversando il piccolo anfiteatro e aggirando la grande vasca della fontana superiore. In cima c’è una piccola villa dai colori tenui color pastello con un giardino disegnato da bassissime siepi un po’ malconce. La cosa bella di questa terrazza era potersi sporgere un po’ per ammirare Firenze dall’alto e le sue rigogliose colline verdi. Purtroppo, hanno messo una corda lungo tutto il muretto di cinta e, oltre all’estetica del luogo, hanno sciupato anche la magia e la poesia di un panorama perfetto.
I fischietti dei guardiani risuonano nell’aria e un altoparlante ripete incessantemente di avvicinarsi all’uscita. Come bravi scolari, spuntano persone da ogni dove, qualcuno si palesa uscendo fuori dalle alte siepi laterali, altri scendono le scale in pietra, in molti si affrettano lungo i corridoi erbosi. Non mi volto nemmeno per dare un ultimo sguardo, è un parco che non mi trasmette assolutamente nulla e nel dirlo non vorrei scoraggiare la visita di nessuno ma, come direbbero Aldo Giovanni e Giacomo, con trenta euro il mio giardiniere ci metteva anche i fiori.
Didascalia: “ma glie manca er tappo”
La luce di questo dipinto è incredibile!
Didascalia: “Che me fai ‘na foto tu, che coi selfie nun so’ bbono”
Lui è sempre il nano Morgante ritratto dal Bronzino.
Innamorata.
Didascalia: “A sorè glielo dico col cuore, se non se mette dritta su sta sedia me pare de dipingere un sacco di patate con la faccia”
Quando la cipria costava du’ lire.
Strepitoso!
Didascalia: “Oioi! M’è preso un corpo! Che vulla vedehe anche voi quella fiammaha ni cielo?”
Didascalia: “Che si vede il marsupio?”
Non può avere delle braccia così! Avrà sicuramente il Woolrich sotto la talare.
Didascalia: “A nun me voi pagà?”
Didascalia: “No no signor Virile, me dica quant’è che glie faccio subito n’assegno”
Didascalia: “L’altro giorno ne ho trovata una che c’aveva delle corna grandi così”
Secondo me è in assoluto la Sacra Famiglia più bella mai dipinta.
Senza ombra di dubbio questo è un antenato di Giovanni Storti.





















































































