“Ho detto che lo voglio più orientale!”
“Ma abbiamo già messo dei draghi e dei serpenti sopra i tendaggi.”
“Di più! Voglio che sia un palazzo bello e ricco come quelli della Cina!”
“Ma Sire, non crede che i tappeti color pastello che ha scelto siano un po’ troppo… come dire…pacchian…eccentrici?”
“Come osi contraddire il Re! Sono di gran gusto invece, ho visto un dipinto cinese dove si vedevano perfettamente grandi spirali e curve dorate sul pavimento di un palazzo, voglio che questa residenza sia pomposa e ricca come quelle d’Oriente! E cercate di concludere in fretta i tetti a cipolla che non voglio ricevere ospiti con tutta questa confusione in giro! L’altro pomeriggio mi è caduta della polvere dal soffitto dritta nella tazza del tè!”
“Ma lei ha fatto togliere tutti i tetti, dobbiamo rifare i solai e riprogettare le finestre e i comignoli e…”
“Oh basta! Vi lamentate sempre…piuttosto…i cuochi hanno preparato il menù per il ricevimento?”
“Cucinano da ieri notte Sua Maestà e riusciranno a servire 116 portate.”
“Centosedici! Sono poche! Voglio più roba! Dev’essere una cena memorabile!”
E infatti lo fu, era il 1817 e l’ospite d’onore era il Duca Nicolas di Russia, in quell’occasione vennero servite così tante pietanze che il menù è passato alla storia per la sua abbondanza. Addirittura lo si può ancora acquistare in formato poster presso lo shop del museo. Altro che Casey Webb, all’epoca dovevano avere degli stomaci d’acciaio, comunque a parer mio, non sono riusciti a finire nemmeno gli antipasti.
Attraverso il primo lungo corridoio e penso: ‘Ussignur quanti colori! Sembra la casa di Barbie Leziosa’.
Il fatto è che in Cina Giorgio IV non ci era mai stato, altrimenti ad un certo punto si sarebbe dato un freno probabilmente. Egli si recava di tanto in tanto a Brighton per passare un po’ di tempo nella stagione estiva e, essendo un luogo piuttosto piacevole sia dal punto di vista climatico che dal punto di vista della vita cittadina, decise di farsi costruire un enorme villa per poter trascorrere soggiorni più lunghi. Gliela costruirono austera ed elegante, proprio nel centro e a poca distanza dal mare. Venne poi il giorno in cui Giorgio vide delle stampe provenienti dall’Oriente e, come un bimbo difronte alla pubblicità di un giocattolo, se ne innamorò. Fu così che, riunito un team di esperti per il restauro e la costruzione, iniziarono i grandi lavori. Modifica dopo modifica, carta da parati dopo carta da parati, colonnina dopo colonnina…venne fuori ciò che a tutt’oggi possiamo ancora ammirare: un palazzo in perfetto stile architettonico Moghul.
Il palazzo fu ampliato ed abbellito con lamine d’oro e riempito di cineserie per ornamento. Rimase una delle residenze reali sino a quando la Regina Vittoria (che non aveva interessi nella città) se ne sbarazzò vendendolo alla città nel lontano 1850.
Prima di cederlo però, pensò bene di svuotarlo completamente.
Solo grazie ad un intervento di restauro molto lungo ed impegnativo (la cui storia viene ben descritta tra le sale museali del palazzo), l’edificio tornò al suo antico splendore. Persino molti degli oggetti e dei mobili che troviamo oggi nelle varie sale sono tornati al loro posto, grazie alla gentile decisione della Regina che le ha concesse in prestito permanente alla città.
Certo che a vederlo è proprio una costruzione bizzarra, fa un certo effetto trovarsela davanti qui a Brighton, in uno dei centri più mondani del Regno Unito. Per tutto il tempo della visita ho avuto come l’impressione di essere stata catapultata in un’altro mondo, lontano e folle e, forse (dico…forse), era proprio quello che Giorgio IV sognava.

































































