Jane Austen in ‘Orgoglio e Pregiudizio’ scrive: “Una persona che sa scrivere una lunga lettera con facilità non può scrivere male.”
Mi viene in mente la scena del film “Miseria e Nobiltà” nella quale Totò, con un barchino in mezzo di strada, scrive lettere dietro compenso al grido di “w l’ignoranza!”. Eppure, nonostante nei secoli passati non fossero molte le persone in grado di leggere e scrivere (secondo me anche adesso), le lettere erano davvero moltissime; sacchi voluminosi si ammassavano nelle salette degli uffici di smistamento postale e giornalmente venivano impiegati migliaia di lavoratori.
Ma facciamo un passo indietro lungo una manciata di secoli, a quando tutto questo ebbe inizio…
Nel 1512 Re Henry affidò la sua corrispondenza privata a Sir Brian Tuke. Il dover attendere ogni volta un corriere diverso era diventata una seccatura, fu così che ebbe inizio il servizio postale che noi tutti conosciamo, con l’assunzione di un “postino di fiducia”.
Circa cento anni dopo i postini erano diventati centinaia e scorrazzavano a cavallo per tutta l’Inghilterra annunciando, mentre erano al galoppo, il loro arrivo suonando un corno. Gli incaricati alla movimentazione della corrispondenza si fecero sempre più numerosi e questa copiosità non era dovuta solo al fatto che ci fossero lunghe distanze da dover coprire, sopratutto erano diventate moltissime le consegne da dover effettuare. Il volume di posta continuava a crescere.
Nel 1661 venne introdotto il primo timbro postale recante il giorno e il mese dell’arrivo della lettera all’ufficio postale. Ciò permetteva di spedire senza ritardo ciò che veniva affidato. Fu Sir Bishop ad avere questa intuizione geniale. Ancoraggi il timbro della presa in carico da parte dell’ufficio postale porta il suo nome: Bishop mark.
Dobbiamo aspettare il 1800 per avere il primo francobollo. Costava un penny e serviva ad affrancare le lettere che non dovevano superare i 15 grammi di peso. Penny Black era il nome del piccolo pezzetto di carta merlato, che aveva su di sé stampato il profilo bianco su sfondo nero della Regina Vittoria.
Nel 1844 si conta che furono spedite solo a Londra più di 242 milioni di lettere. Considerando che l’analfabetismo era ancora piuttosto presente, quelli che sapevano scrivere dovevano farlo con una certa frequenza a quanto pare.
“Hey ciao che fai Sir Thomas?
“Vado a casa a scrivere una decina di lettere e tu Sir John?”
“Io ne ho scritte otto questa mattina, faccio una caccia alla volpe e stasera a lume di candela vedrò di scriverne altrettante.”
A fine del 1800 viene inventata e costruita la ferrovia sotterranea per il servizio postale. Un’efficientissimo sistema di smistamento tra i vari quartieri londinesi che faceva guadagnare tempo e riusciva a trasportare un quantitativo di corrispondenza inimmaginabile. Un tratto di questo lunghissimo percorso è visitabile e, fare la corsa seduti sul piccolo treno rosso, è un’esperienza davvero particolare. I tunnel sono bassi e a tratti bui, il trenino effettua alcune fermate, laddove venivano caricati e scaricati i sacchi di lettere, le pareti del tunnel si trasformano in giganteschi schermi sui quali vengono proiettate immagini che spiegano la storia del servizio postale nei secoli.
Il museo si trova nel quartiere Clerkenwell ed occupa due palazzine diverse, una difronte all’altra. All’interno del primo edificio si trovano: il trenino, gli antichi macchinari, gli uffici per lo smistamento postale e altre curiosità riguardanti la storia del lavoro sotterraneo svolto dai postini negli ultimi due secoli. Nell’altro edificio invece, si possono ammirare: le divise storiche e quelle più moderne, lettere molto datate, biciclette e carrozze postali dello scorso secolo e cabine telefoniche.
Nonostante possa sembrare un museo per bambini (loro si divertiranno davvero parecchio) ed un luogo piuttosto noioso ed insulso, devo dire che a mio avviso è sempre affascinante imparare qualcosa, anche se non riguarda la sfera dei nostri interessi principali. Nell’era dei social nella quale cartoline e lettere hanno lasciato lo spazio ad emoticon ed abbreviazioni criptiche digitate su piccoli schermi, un tuffo nel glorioso passato, nel quale era protagonista l’elegante arte del sigillare una busta di carta con la propria saliva, è quasi una piacevole nostalgia.



















































