Qualche tempo fa ho visto un servizio che mostrava alcuni filmati e fotografie del secolo scorso e alcuni studiosi spiegavano che le foreste a cui siamo abituati noi in realtà non sono altro che miseri ammassi di alberi troppo recenti e giovani rispetto all’età della Terra. E, in effetti, non suona tanto strampalata come teoria.  Non siamo abituati a dar peso alle cose che ci circondano ne tanto meno a farci delle domande sul perché e per come della loro esistenza infatti, durante la spiegazione mi sono detta “eh cazzo, gli esemplari più longevi sparsi per il mondo saranno al massimo qualche decina e non sono più vecchi di 250 anni in media. Perciò che vuole dire? Che gli alberi prima del 1500 (per prenderla larga) non c’erano? Le foreste non esistevano?”

Pare che (è solo una delle teorie) tutti i giganti della Terra, siano stati abbattuti e che i loro resti siano celati da promontori, colline e montagne. Alberi smisuratamente grandi utilizzati per costruire imbarcazioni, edifici, mobilio e come legna da ardere. Pensate a mastodontici alberi che puoi aggirare camminandoci intorno per un intero minuto (come minimo). Fusti così alti da non poterne vedere la cima.

Potessi vedere oggigiorno un esemplare così, ne sarei strabiliata (sindrome di Stendhal in tre…due…uno…) eppure, mentre passeggio lungo il percorso Yakas all’interno di questa foresta, mi sento ugualmente piccola.

Questo parco si trova nella parte settentrionale dell’isola del Nord ed è un’area protetta dal 1952 quando, a seguito di selvaggi disboscamenti, si decise di renderlo patrimonio nazionale e di combattere per preservare gli ultimi esemplari di Kauri. Quest’ultimo è una pianta molto particolare, con foglie piccolissime e un fusto grigiastro che si squama lasciando cadere pezzetti di corteccia al suolo (si possono formare cumuli alti anche più di un metro).  Passerelle in legno permettono di passeggiare all’interno della foresta in un percorso lungo poco più di tre chilometri; l’atmosfera selvaggia viene un po’ meno considerando che ci sono cartelli ed indicazioni e che molti visitatori si scambiano il passo lungo questo percorso. É però sensazione assai piacevole riuscire a captare i rumori del sottobosco e il canto degli uccelli che nidificano tra queste fronde. Proprio qui, tra le diverse specie abitano anche un cospicuo numero di esemplari di kiwi marrone, volatili di una tenerezza infinita, senza ali, paffuti, dal lungo e sottile becco e… iper protetti.

I due Kauri più ‘famosi’ sono sicuramente gli anziani Tāne Mahuta e Te Matua Ngahere, che si concedono, loro malgrado, alle classiche foto di gruppo. Poi ci sono le famigerate felci neozelandesi che hanno foglie talmente grandi, che potrebbero nascondere la fiancata di un’utilitaria, ne prendo una e mi ci avvolgo all’interno come fosse una grande coperta.

Se solo anche noi riuscissimo a proteggere ed abbracciare la Natura come può fare Lei con noi, saremmo tutti dei cowboy.

(cioè: a cavallo. Lo preciso solo nel caso tu non ci fossi arrivato)

 

 

 

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