Jacques Cartier, esploratore vissuto tra la fine del 1400 e la metà del 1500, era di Saint-Malo e da qui partì per tre lunghe spedizioni che lo portarono in ultimo alla scoperta del Canada, una gloriosa conquista direi, una di quelle che ti cambia la vita per sempre, della serie:

“Ehi cosa hai fatto oggi?”

“Ho trovato parcheggio sotto casa? E tu?”

“Io ho scoperto il Canada”

“Ah ok bravo ma io il posto l’ho trovato al primo giro!”

Il signor Cartier è solo uno dei marinai che ormeggiavano in questo porto Bretone, infatti, lungo tutta la costa se ne dovevano vedere parecchie di vele gonfiate dal vento perché è proprio da qui che partivano i corsari a caccia di prede.

‘Corsaro’, una parola intrigante e dal sapore romantico, me lo immagino con i capelli scuri e un ciuffo un po’ ribelle mosso dal vento, giacca un po’ lisa attillata ai fianchi, spalle larghe e braccia forti, pantaloni neri che si perdono all’interno di stivaloni un po’ troppo larghi. Passo lento e grave, sguardo severo ma occhi coraggiosi. Basta così, altrimenti dovrò immaginare anche di domandargli l’estratto conto e l’elenco delle proprietà poiché, così a spanne, mi pare un bel bocconcino.  Devo resistere a questo immaginifico personaggio perché dietro al suo accattivante fascino si nasconde in realtà un vero e proprio delinquente.

Un criminale autorizzato dal Re e chiunque all’epoca poteva esserlo, bastava possedere una sorta di licenza chiamata “lettera di corsa” firmata appunto dal Sovrano. Questo documento concedeva ad un privato cittadino e al suo equipaggio di poter assaltare le navi mercantili straniere utilizzando qualsiasi forma di costrizione e saccheggio ed ogni mezzo di violenza era lecito.  Tutti i proventi dell’attacco, compresa talvolta anche la confisca della nave,  venivano spartiti tra: chi aveva firmato l’autorizzazione (ovviamente), l’armatore, il capitano e l’equipaggio. Insomma (pugno di striscio sul lato del mento) erano proprio dei buon tamponi a Saint- Malo.

Chissà se, dato l’enorme numero di corsari ormeggiati in questo porto, ci fosse una sorta di patto, una specie di accordo tra colleghi. Possibile che sulla banchina del molo venisse fatta la conta tra corsari prima di partire per l’ attacco ad un mercantile? Insomma proviamo a pensare: in lontananza si vede un veliero enorme con bandiera straniera, si parte tutti all’arrembaggio e chi prima arriva bene alloggia o avevano un ordine di partenza come i nostri tassisti che aspettano in coda fuori dalle stazioni?

“Oh guarda a largo sta passando una nave inglese”

“Minchia è bella grossa, dev’essere carica di posate d’argento, porcellana e whisky”

“Ma a chi tocca?

“A Dino”

“E dove s’è ficcato quel bastardo lupo di mare?”

“Sarà laggiù vicino al molo con gli altri della sua ciurma”

“Minchia finirà che se la fa scappare stavolta, guarda laggiù ha le vele gonfie”

“Ehi Dinoooo!”

“Che c’è?”

“Molla il fiasco che tocca a te!”

Acque tormentate e pericolose ma pur sempre stupende, così limpide che rimango piacevolmente sorpresa, mai avrei pensato di trovarmi di fronte a spiagge così bianche quassù a Nord. Sarà anche per questo che è una delle città più affollate nel periodo estivo, ci sono numerosissimi locali con ampi spazi all’aperto, negozi, splendidi scorci ed attrazioni di pregio.

Il centro storico ha delle costruzioni eleganti ed austere, dei veri palazzi tutti d’un pezzo come dei lord in doppio petto. Sono dei blocchi in pietra liscia grigia che conferiscono alla città un forte senso di rigore e pulizia senza che vengano meno raffinatezza e gusto.

Le mura in granito che circondano il centro storico offrono un camminamento unico nel suo genere, numerosi sono gli affacci sulla vita cittadina, sulle strade e sul mare. Sembro ad una partita di tennis, ad ogni passo faccio girare la testa prima a destra e poi a sinistra e poi di nuovo a destra e poi a sinistra e poi…ci sono scorci favolosi. Camminare in città non è mai stato tanto divertente certo, saranno meno contenti quelli del terzo piano che hanno sempre decine di occhi curiosi fuori dalla finestra. La città dall’alto ha sempre un fascino particolare, come prendere distacco dalla vita, dalle persone, dai luoghi, per studiarle con attenzione. Le strade sono strette e calde, ci sono i negozi aperti coi tendoni colorati tesi al sole, persone grandi più o meno come il mio mignolo camminano senza scontrarsi nonostante l’andatura traballante. Dall’altro lato c’è chi tira le funi di una barca, chi prende il sole rivolgendo il viso al cielo e chi siede sotto i rami verdi di un albero. Adoro le linee pulite dei palazzi e i comignoli giganti che ritti si ergono sopra i tetti e adoro le sottili scie delle barche che increspano l’acqua.

 

Questa località balneare è un vero gioiellino, scendo le scale dei bastioni e penso: ‘peccato non essere nel 1500, avrei fatto volentieri due chiacchiere con qualche tenebroso corsaro, solo per capire di più sulla sua strana vita, sui velieri, sul suo lavoro…insomma ecco… giusto qualche domanda come faceva Barbarossa con Jack Sparrow’:

Barbossa: Che stai facendo?
Jack: No, tu che stai facendo?
Barbossa: No, tu che stai facendo?
Jack: No, tu che stai facendo?!
Barbossa: No, tu che stai facendo?!

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