“Io voglio tirare con quella!!!”

Mi ritrovo con in mano un’ascia da spaccalegna lunga quasi un metro. Il ragazzo vestito da Little John in versione vichinga la fa roteare ed io, facendo un passo indietro, penso…’eccaallà! mo me taglia la testa e non ce stà manco un cesto de vimini pe’ contenella’.

“Guarda è facilissimo, la impugni a due mani, la fai oscillare avanti e indietro sulla testa e, quando ti senti pronta, la schianti contro quel muro di legno, cercando di infilzarla nel ciocco che hai nel mezzo. Tutto chiaro?”

“Eh, come no. ‘O faccio tutti i giorni, mentalmente quando, dopo aver detto alla barista ‘un caffè’, quella me guarda e me ripete ‘un caffè?'”

Prendo l’ascia da terra. Peserà almeno quattro kili. Immaginate di dover fare il dondolo con le braccia tese all’insù ed una mezza cassa d’acqua tra le dita. E ora pensate che una lama sottile ed affilata vi passi a pochi centimetri dal cranio. Se mentre fate il pendolo sentite una goccia di sudore scendere lungo la colonna vertebrale è normale, si chiama ‘terrore’, lo stesso che avranno provato Frank, Barry e Carl mentre assistevano all’accoltellamento dei pomodori sul tagliere di legno (Sausage Party il film).

Dondolo avanti e indietro con un movimento d’anca che nemmeno Enzo Paolo Turchi e lancio l’ascia con tutta la forza che ho.

Puff.

Va a schiantarsi proprio contro il cumulo di neve che ho davanti ai piedi. Una figura pessima. Sorrido come se nulla fosse, scuoto le braccia verso il basso per riattivare la circolazione persa e a denti stretti, sorridendo, dico: Magari vado prima ad esercitarmi laggiù con il mio Victorinox da campeggio.”

 

A pochi chilometri da Levi, in mezzo al bosco, c’è un piccolo villaggio in legno dal sapore antico. L’architettura è strabiliante, con i tetti spioventi incurvati, le pietre a vista, il legno intagliato, la paglia ed i recinti in legno, rendono questo luogo un mondo fantastico.

L’ingresso costa 20 euro e, sin dal primo passo, non si può fare a meno di girarsi e rigirarsi, continuamente, come una ballerina attaccata alla molla di un carillon, in spasmodica ricerca di tutte quelle luci colorate che si alternano instancabili. Si poggiano ovunque, creando un ambiente surreale, fiabesco. Gli alberi, le casette, i cumuli di neve, le lanterne ed i ponti si tingono di verde, blu, giallo, porpora, rosa, azzurro e, la luna piena, conferisce al cielo la consistenza del morbido velluto.

Il villaggio, che altro non è che un vecchio set cinematografico abbandonato, si è trasformato in un parco giochi decisamente inusuale nel suo genere. Ogni abitazione ospita un gioco antico: il lancio dell’ascia, il tiro della lancia nel covone di fieno, le bocce, il tiro con l’arco. Ci sono anche giochi del nostro secolo come ad esempio il laser game ed i palloni gonfiabili nei quali ficcarsi dentro per una guerra all’ultima spinta. Tra le varie attrazioni ci sono anche due bar in cui fermarsi per sorseggiare qualcosa di caldo davanti al camino (si possono anche arrostire dai Frank, Barry e Carl) o dove farsi leggere la mano da una cartomante.

Bertrand Regader scrisse, “le cose fantastiche risiedono proprio nell’apprezzabile, nel quotidiano, nell’ammirarlo e trovarvi la magia” e questo piccolo agglomerato di casupole, in mezzo ad un bosco, con la sola forza dei colori, rende il mondo semplice, squisitamente incantato.

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