Autore: Claudio Bonvecchio

Per una che non mastica filosofia e che ama i libri senza troppe digressioni e riferimenti storici devo dire che, ne sono rimasta colpita.

Un testo ben studiato che a partire da Platone (400 a.C.) fino a Fromm (1970), ci presenta una carrellata di filosofi, intellettuali, uomini di fede, artisti, scienziati ed etologi, che hanno contribuito, ognuno a suo modo, alla definizione dell’essere umano e del suo rapporto con la Natura e col mondo.

Quelli che incontriamo tra queste pagine sono tutti grandi viaggiatori che con un pizzico di audacia e tanto coraggio si sono spinti oltre i confini fisici e mentali, facendo così del cambiamento, la loro arma ed alleata di vita.

Sono tra le più preziose menti mai esistite e, grazie a loro e ai loro differenti approcci, possiamo  ridefinire il concetto di viaggio facendogli assumere ogni volta una dimensione ed una connotazione unica.

Perché si spostavano? Che tipo di viaggi affrontavano? Quanto lontano si spingevano? Cosa cercavano altrove? Con chi viaggiavano? Per quanto tempo stavano via? Son tutte domande che trovano una risposta e certe volte non è affatto scontata.

Platone ad esempio, si spostava alla ricerca di un luogo ideale nel quale la politica fosse portata avanti da governanti che avessero la corretta idea filosofica del bene e del giusto. Per Agostino invece il viaggio era espressione di conoscenza interiore perché, solo capendo se stesso, si poteva arrivare alla verità.

Il viaggio era per tutti, proprio come oggi, un’opportunità per conoscere nuove realtà e per arricchire la propria sapienza, venivano infatti seguite lezioni, ci si confrontava con difficoltà pratiche e pensieri contrastanti, si prendevano appunti, si scambiavano opinioni e si definivano teorie, nonostante l’insidia delle mille sfaccettature dell’esistenza, il viaggio in tutte le epoche, veniva affrontato grazie ad una inarrestabile fame di curiosità.

Bonvecchio ci descrive anche molte storie particolari come ad esempio: la leggenda si San Brandano e quella del Prete Gianni, il viaggio di Isidoro di Siviglia, la vita del premio Nobel Lorenz  e… tutte quelle fantasie extraterrestri e fantascientifiche che erano capaci di narrare già più di duemila anni fa.

Immancabile Marco Polo e la sua esperienza di viaggio descritta ne “il milione”, Tommaso Moro e la sua “Utopia” e il gentil Kant che non si è mai mosso dalle mura domestiche ma che ha affrontato incredibili viaggi all’interno della mente umana.

Ci sono proprio tutti, ognuno col suo carattere, ognuno con le sue scoperte e, con una preziosa indole da viaggiatore che si presenta alcune volte un po’ folle ed altre, comprensibilmente prudente.

Un testo di facile lettura ma assolutamente non scontato grazie al quale l’autore riesce a farci fare (scusate l’ennesima ripetizione) un viaggio attraverso i secoli alla ricerca del significato del viaggiare.

Riporto un breve estratto dell’introduzione:

“…l’esperienza del viaggio è tutt’una con l’esperienza della vita stessa degli uomini…la vita non è altro che un lungo viaggio attraverso gli anni, le cose, le persone, le conoscenze, le tecniche, le gioie le passioni, i progetti, le speranze, le delusioni. Così, viaggiare è, di conseguenza, sinonimo del vivere e l’esperienza del viaggio coincide con quella, filosofica, dell’esistere. Per questo non è facile viaggiare: così come non è facile esistere.”

 

 

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