Autore: Vasco Pratolini
“Le ragazze di San Frediano, belle o brutte che siano, coi porri in viso o gli occhi di madonna, le riconoscete dalle mani. sono il loro mistero, il loro orgoglio più segreto e la loro dote; e sono bianche, di latte, con le dita lunghe, affusolate…”
Un breve racconto pubblicato in maniera integrale nel 1954. Una storia di flirt e rivincite, in cui il protagonista, il bel Aldo Senesi chiamato da tutti Bob per la sua somiglianza con l’attore Robert Taylor, viene messo alle strette da un gruppo di giovani donne dopo che le stesse avevano scoperto di essere tutte state corteggiate e sedotte dal rubacuori (o per meglio dire dallo sciupa femmine) del quartiere.
E a proposito di ‘quartiere’, in epoca medievale le città erano divise in zone, se erano tre, ogni parte si chiamava terziere, quando invece le città erano più grandi e venivano divise in quattro quadranti, ecco che si parlava di quartieri. Oggi, con l’espansione del territorio urbano, i quartieri non hanno più una denominazione specifica che si basa sulla divisione territoriale per questo, anche se in gran parte delle situazioni le zone cittadine sono molte più di quattro, continuiamo a chiamarli così.
Famoso come la Soho londinese odierna, San Frediano era il fulcro della Firenze artigiana, il quartiere di là d’Arno che, proprio come allora, anche oggi è una zona piena di vita e di attività commerciali. Camminare per le strade della città con Pratolini non è solo un tuffo nel passato, è un continuo stupore. Ci si meraviglia di quanto poco sia cambiata la città sia a livello umano che urbano. Le dinamiche amorose, gli sbruffoni di quartiere, le pettegole, le invidiose, i mestieri nobili e gli abiti ‘buoni’ indossati per far colpo quando si esce. Le domeniche passate al parco, gli aperitivi al bar, le campane della domenica e le camminate in centro.
Ammetto, includerlo tra i testi di letteratura di viaggio è davvero troppo azzardato ma, nonostante il tema principale sia l’amore, il fatto che sia ambientato in uno dei quartieri storici di Firenze e che lo stesso rione venga descritto in maniera tanto puntuale, lo fa quasi apparire come una guida senza tempo di questo angolo di città.
Ho apprezzato l’atmosfera rilassata e nel contempo combattiva degli anni Cinquanta. Mi hanno fatto sorridere parole come: ‘babbo’ e ‘buriana’, che manifestano incontrovertibilmente l’animo fiorentino dell’autore, e ho trovato simpaticissimi gli insulti che venivano usati:’pirulino’ ‘sugna’ e ‘mezzasega’.
“Il rione di Sanfrediano è ‘di là d’Arno’, è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo…”
Il libro è breve, Pratolini è bravo a descrivere il carattere fiorentino, l’esuberanza giovanile, l’affetto fanciullesco e l’intraprendenza da ‘piacione’ del giovane Bob, tuttavia la scrittura è un po’ sabbiosa e non bastano i molti passaggi simpatici a farlo scorrere più velocemente.
Firenze raccontata con gli occhi degli abitanti che la vivono e che la amano è davvero il valore aggiunto di questo romanzo, è stato bello leggere dei sogni dei giovani di metà secolo, dei lavori che svolgevano, delle abitudini che avevano e di quel mondo amichevole costituito dalla vicinanza di famiglie che coabitano nella stessa zona e che si conoscono, studiano, invidiano ed aiutano, come si faceva un tempo.
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