Stamani ho anche il ciuffo alla Little Tony, una pedalata e una cantata…

Mare, profumo di mare
Con l’amore io voglio giocare
È colpa del mare, del cielo e del mare
Sento che sto lasciandomi andare…
“Che dice il navigatore? Al bivio giriamo a destra o a sinistra?”
“…Questo sole che cosa può fare
Io non ci credevo ma posso sognare…”
“Ooooh!! Daniè da che parte dobbiamo andare?”
“Scusa ero soprappensiero.”
“Ho capito ma qui non c’è manco un cartello, che strada prendiamo?”
“A destra e poi alla seconda a sinistra.”
 Torno ad essere l’ultima della fila con la mia pedalata lenta e lo sguardo che si perde tra le fessure dei muretti in pietra.
Dopo una mattina passata a macinare chilometri e a fotografare le diverse tonalità d’azzurro del mare, anche il ciuffo alla Little T. si è ammosciato.

 

“Dai Daniè prendiamo dimuovo le bici e andiamo a vedere un’altro pezzo di costa?”

“Ma non ci possiamo riposare un pochino?”

“No dai che poi non riusciamo a vedere tutto, andiamo adesso e magari ci facciamo anche un bagno quando arriviamo perché la prossima spiaggia dovrebbe essere attrezzata.”

“Ho capito… ma io non sono abituata ad andare in bici, non è tanto per le gambe…è il sedere che inizia a farmi male.”

“A Daniè ma quando l’hai affittata te lo sei fatto montare il sellino?”

“Ah ah spiritosa… Stiamo pedalando da cinque ore senza sosta, mi sembra di stare in viaggio con Filippo Ganna detto il Top.”

Rimonto malvolentieri in sella (perché ovviamente era compresa nel prezzo) e senza far discussioni riprendo il mio blando    ritmo ….

Mare, profumo di mare                                                                                                                                                                                              È colpa del mare, del cielo e del mare

Il problema (se così lo vogliamo chiamare) di Favignana è che per godersela appieno, tocca girarla in bicicletta. É il solo mezzo che ti permette di ammirare tutte le calette, gli scorci e le bellissime strade strette coi muri a secco. La vegetazione qui è magnificente, ci sono alberi verdi su terreni incredibilmente arsi dal sole; il vento mi scompiglia i capelli e stira le lunghe onde che accarezzano le rive per lo più fatte di roccia scura e sassi spigolosi scavati dall’acqua.

É presente una sola spiaggia (intendo con la rena), l’acqua è calda e trasparente ma il vento soffia senza pausa infastidendomi più del sellino della bici.

Che bella sensazione calpestare la sabbia, far scivolare i piedi avanti e indietro ed arricciare le dita per trattenerne un po’. Scavare delle piccole buche coi talloni mentre si conversa con i vicini di ombrellone e poi ricoprirle e batterci sopra picchiettando col piede per assicurarsi della tenuta della copertura. In superficie scotta e sotto qualche centimetro è fresca e persino un po’ umida. É decisamente uno dei materiali più simpatici che si trovano in natura.

Dopo aver scavato e ricoperto circa settanta buche decido di tornare ad esplorare l’isola. La fedele amica a due ruote aggredisce l’asfalto senza timore e mi accompagna in punti che mai avrei potuto raggiungere se non a piedi. Perdersi, come più volte sottolineato, è sempre una bella idea e, se si tratta di un isoletta, la cosa è ancora più affascinante.

E qui come capiti, capiti bene, la gente sorride sempre (e a pensarci in effetti, perché mai dovrebbe essere incazzata?) Passa qui sei mesi l’anno, qualcuno il periodo estivo e alcuni addirittura ci si sono trasferiti in pianta stabile dopo un drastico cambio di vita.

Come questa coppia di stranieri che incontro in un bar così sperduto che per raggiungerlo percorro una strada sterrata per circa 15 minuti. A loro bastò una settimana di vacanza per capire che questo era il loro eden. Dopo poco tempo tornarono e comprarono casa. Beati loro mi vien da pensare, e io che invece, stupida, torno negli stessi posti solo se mi rendo conto di aver dimenticato o perso qualcosa.

Noto in loro un’aria rilassata, quasi inebetita, e li invidio un po’ ma…non so se mi piacerebbe vivere su un’isola, non ci ho mai pensato veramente, almeno non che io ricordi. Forse dopo qualche tempo mi ritroverei a camminare con le mani dietro la schiena in riva al mare guardando in basso le rocce e salutandole per nome. Finirei per fare così tante buche nella sabbia da dover rimandare la loro copertura al giorno successivo. Passerei così tanto tempo con la bicicletta che alla fine, come fanno i motociclisti con le nuove moto, le permetterei di ‘dormire’ in casa, appoggiata al suo cavalletto ai piedi del letto.

Adesso capisco lo sguardo da ebete.

 

Favignana mi ha regalato profumi indimenticabili, colori gentili, momenti di rilassatezza e spensieratezza e, dei vigorosi muscoli alle gambe. Ma devo confessare che mi ha tolto anche parecchio e se dovessi quantificare la perdita direi: circa tre anni di vita.

C’è un tunnel lungo una delle strade principali dell’isola, che ha una pista ciclabile così stretta che ho trattenuto il fiato dall’imbocco all’uscita. Un vero incubo! A destra avevo la parete ricurva della galleria con la sua sporcizia incrostata e la base irregolare. A sinistra invece il guard rail ad una lama d’acciaio.

“Eccheccazzo Daniè! Non ti fermare a fare foto che è difficile ripartire! La bici va di qua e di là!”

Aveva ragione porca miseria! Alle prime tre pedalate la ruota davanti sbarella un po’ ondeggiando pericolosamente prima contro il guard rail e poi contro il muro.

“Ussignur! Giuro non mi fermo più! Ma tu rallenta che io non riesco ad andare più veloce di così va a finire che freno e mi vieni addosso!”

Non c’è margine di errore, se perdi il ritmo della pedalata sei spacciata. Mentre mi appuntato mentalmente quest’esperienza nel quaderno delle cose più stupide e paurose mai affrontate, guardo fisso davanti a me cercando di respirare il meno possibile, di tanto in tanto scorgo con la visione periferica i ciclisti nella carreggiata opposta che corrono spediti e hanno persino il coraggio di alzare la mano per salutare. Ma col cazzo che rispondo! Non concedo loro nemmeno un cenno della testa per paura di perdere l’equilibrio.

Ecco, adesso che mi ci fate pensare quei tre anni di vita sull’isola li ho persi davvero…perciò chissà se un giorno mi toccherà tornarci….

…ovviamente se dovesse succedere….mi affitto un risciò!

 

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