Viaggiare in auto è una delle modalità che preferisco.
Un viaggio itinerante dove sono io a decidere tempistiche e tappe, un percorso programmato che può subire infinite variazioni e durante il quale si macinano chilometri dopo chilometri, apparentemente senza alcuna fatica, per raggiungere mete che si succedono quasi come se il tempo ci fosse alle calcagna e dovessimo seminarlo, spinti a dire il vero da quell’irrefrenabile voglia di “esserci”…della serie: son qui! Ci sono! Ora fotografo, esploro, parlo con la gente del posto, scambio sorrisi, compro un ricordo, cammino guardandomi intorno con cautela (per non farmi sfuggire nulla) come farebbe uno con lo zaino alpino in un negozio di lampadari e poi…appena riacceso il motore dell’auto, depenno quel luogo dalla lista dei posti che volevo visitare nella vita. Ecco, durante viaggi del genere, arriva sempre un momento in cui c’è bisogno di staccare e fuggire da tutta quella assurda frenesia.
Pembrokeshire è l’esempio perfetto del luogo nel quale lasciarsi abbandonare al respiro e al puro relax.
Ci capitiamo per caso e, come attratti dal canto del mare, imbocchiamo una strada sterrata che passa attraverso una vegetazione brulla incastonata in un’atmosfera romantica. Avendo intrapreso un sentiero del tutto fortuitamente, non potevamo sapere che, proprio a due passi da noi, si trovavano alcune interessanti attrazioni che, ovviamente, non vedremo. Fa niente, può capitare.
Parcheggiamo l’auto presso un locale tipicamente gallese. Dopo pochi minuti di sentiero, mi ritrovo abbracciata dal silenzio, tolgo scarpe e calzini e decido di proseguire a piedi nudi su quel terreno adornato da una soffice erba a ciuffi che spuntava in maniera disordinata tra roccia liscia e terra. Il vento ha fortunatamente deciso di riposarsi oggi e l’aria è mite, riesco a sentire il profumo di mare giunge a me risalendo dalle scogliere.
Odo dello strano rumore metallico, mi sporgo e noto un ragazzo che si sta arrampicando in solitaria sulla parete più alta della zona. Poverino, pensava di fare del sano sport nella pace del parco nazionale più esteso del Galles ed invece, ha dovuto subire il rumore della raffica di scatti della mia macchina fotografica che lo ha immortalato ad ogni tensione muscolare.
Lo lascio alla sua fatica e proseguo la camminata spensierata come Heidi nella sigla del suo cartone animato. Non c’è niente di più bello che ritrovarsi soli in mezzo alla natura.
Sembra che sia solo una costa di pietra con del prato sopra, appare semplice e insignificante è vero ma, solo perché non si ha l’occhio allenato alla bellezza. Mi siedo sul bordo di una roccia e dedico del tempo a quel luogo; scopro così tutti i dettagli che lo rendono unico. Ci sono piccoli fiorellini che si nascondono tra i fili d’erba, spiagge strette e sabbiose formano minuscole insenature che interrompono la continuità di una costa formata da un muro di roccia a strapiombo sul mare. Ci sono uccelli che si nascondo nelle fenditure delle rocce e rimangono immobili a scrutare il mare. L’acqua ha diverse sfumature e, nel complesso, i colori sono così tenui che sembra un luogo dipinto con acquerelli.
Rinvigorita nello spirito e nella mente, mi fermo alla locanda per render lieto anche lo stomaco e… devo dire di aver mangiato una delle torte di mele più deliziose del Galles e che, anche il menù del pranzo che stavano servendo era parecchio invitante. Questa volta invece di depennare aggiungo e, magari, al prossimo giro mi rifaccio delle cose mancate!
(Da visitare la Cappella di San Govan incastonata tra le rocce, il giardino Botanico, i villaggi costieri…)






















