“Io guido la dune buggie!”
“Anche io!”
“Anch’io!”
“Pure io la voglio guidare!”
“Eh ragazzi magari facciamo a turno, ci sono anche i quad comunque”
“Io guido il quad!”
“Anche io voglio provare a guidare il quod.”
“Io sicuro il quod, non l’ho mai preso!”
“No raga dobbiamo scegliere chi guida cosa. Il quod chi lo vuole?”
“Io”
“Io”
“Io”
“E la dune buggie quindi non la prendiamo?”
“No, io la voglio guidare!”
“Pure io”
“E anche io”
“Ragà scusate, siamo in 5 non possiamo prendere sei mezzi. Daniè non puoi votare due volte!”
“Vabbè ragazzi io guiderei tutte e due però.”
“Allora facciamo così…prendiamo due dune buggie e vi alternate andata e ritorno e io prendo il quad e poi ve lo faccio provare quando facciamo le varie tappe.”
“Ok andata”
“Ok”
“Ok”
“Ok”
Il quad alla fine non ho potuto provarlo. Da Paracas abbiamo viaggiato lungo una strada sterrata laterale a quella principale asfaltata, ballando su buche e dossi. Praticamente come guidare in città a Firenze. La sabbia si alzava lateralmente ad ogni nostra minima sgommata, il rumore è bestiale. Sembrava di guidare un tosaerba a tutto gas. Uno dietro l’altro sfrecciavano non curanti del vento che ti forava le guance, una fila lunga di basse macchinine che rumoreggiavano in maniera assordante. Altro che riserva naturale, se solo in mezzo a tutto questo deserto ci fosse anche solo una lucertola, beh, sarebbe certamente sorda. Poverina.
Il percorso è abbastanza lungo, si pensi che la Riserva ha un’estensione di 335.000 ettari, e in tutto questo spazio, hai modo di riflettere sul perché delle cose. Perché non hai risposto ‘radice di quattro’ al compito di matematica di prima superiore, perché se fai toccare due coni il gelato si trasferisce da un cono all’altro, perché di due bonsai identici uno ti è morto dopo solo due mesi dall’acquisto, e perché diamine non hai preso un giubbotto più caldo per salire su sto trabiccolo. Intanto davanti a me si apre un panorama magnifico, alture grigie, nuvole gonfie e basse che ci si adagiano sopra, l’oceano color argento.
Una delle tappe di questo tour è la spiaggia rossa. Un lembo di costa protetto da una scogliera piuttosto alta che ne ostacola l’acceso, una spiaggia non molto ampia ma il cui colore è così intenso da renderla decisamente particolare. Si tratta di una delle cinque spiagge rosse visitabili al mondo. Sono le rocce vulcaniche o l’alta concentrazione di minerali che donano alla rena questo colore così marcato, l’acqua che bagna con lunghe onde incessantemente questa striscia di terra appare di un colore verde, talvolta brillante sotto il bagliore dei raggi del sole. É davvero un bell’angolo di mondo.
Per incontrare altre spiagge dal colore simile dovremmo spostarci alle Hawaii sulla bellissima Kaihalulu Beach di Maui, che appare ancora più selvaggia grazie alla vegetazione che la circonda. Con un colore più tenue e quasi violaceo c’è la Pfeiffer Beach in California, alla quale si può anche accedere per godersi un tramonto. Di un colore ancora più delicato è la lunga spiaggia del Parco Nazionale di Komodo in Indonesia, dove la sabbia si tinge di rosa. Infine è possibile vedere del rosso anche sulla spiaggia di Creta che, è forse la più similare morfologicamente a questa del Perù con una sola differenza, qui in Paracas la spiaggia è davvero color mattone ed è questo che la rende cromaticamente la più bella al mondo.
Riprendiamo le mini auto con le protezioni fatte a rete da pesca e le bandierine alte per segnalarne la presenza in strada (della serie: ‘se non mi dovessero sentire almeno mi vedono’) e ci dirigiamo più a sud lungo la costa. Un’altra spiaggia, stavolta accessibile, con conchiglie alghe e onde spumose. In lontananza un piccolo porto con barche alla fonda che si distribuiscono in tutta l’insenatura. Il sole a quest’ora del pomeriggio rende tutto più ovattato e ingiallito, sembra di guardare attraverso un filtro Instagram. C’è un’aria romantica, retrò, quieta.