Il Colonnello Arcangelo Moro, Direttore dello Stabilimento, apre le porte ai cittadini e agli studenti e mostra con orgoglio gli ambienti e la storia di questa incredibile caserma.
L’istituto farmaceutico nacque a Torino nel 1853 e venne trasferito a Firenze nel 1931. Solo nel 1976 la struttura assunse l’attuale nome di Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare e da 172 anni è a servizio del Paese.
La caserma ha una superficie di 55.000 mq e comprende zone completamente asettiche. Durante la guerra in questa struttura lavoravano più di 1500 persone e la produzione era fiorente e varia. Da qui uscivano medicinali, garze per medicazione, cotone, filo per sutura, termometri, garze in fibre di canapa, ioduro di potassio, compresse, chinino, saponette, dentifricio, cordiali, cioccolata.
A tutt’oggi lo stabilimento rende un servizio prezioso al Paese: si occupa infatti della produzione di farmaci orfani e farmaci carenti. Il primo tipo di farmaco è quello utilizzato per la cura di malattie rare, sono così rare che non occorre una produzione massiccia ed i costi per una casa farmaceutica supererebbero i ricavi perciò, nessuno lo produrrebbe. Il secondo tipo invece, definito carente, è quello per cui non si può assicurare una produzione continua rispetto alla domanda e le aziende esterne non riuscirebbero quindi a soddisfare la richiesta. Insomma…se non ci fossero i farmaci salva vita dello Stabilimento fiorentino, migliaia di persone in Italia non potrebbero curarsi.
La caserma perciò, non solo può vantare la sua unicità a livello nazionale e la sua ineguagliabile utilità, ma realizza ogni prodotto vendendolo al prezzo di costo, senza alcun guadagno. Sebbene abbia un bilancio proprio come qualsiasi altra azienda, se una compressa medicinale costa in termini produttivi 0,80 cent, verrà rivenduta al paziente allo stesso prezzo. Stessa sorte per la cannabis terapeutica che qui viene prodotta in due diverse varianti con differenti dosaggi di cbd e thc. Le piantine di marijuana vengono coltivate in un ambiente iper controllato per garantire l’uniformità genetica delle piante, per far questo vengono controllate: la quantità di ossigeno, la temperatura (che deve essere sempre costante, l’umidità e la luce, e la produzione non utilizza né metalli pesanti né pesticidi. In Italia questo è l’unico luogo nel quale è concessa la coltivazione e, ovviamente, non è possibile accedere alle stanze di produzione. Un gentilissimo Tenente Colonnello però ci guida in un’interessante visita agli spazi esterni ed interni della struttura.
Attraversiamo il piazzale dell’alzabandiera passando di fianco al palazzo che ospitava la banca militare del sangue e l’area trasfusionale. Su delle rotaie, aldilà della grande piazza alberata, troviamo l’unico esemplare di locomotiva Ansaldo, costruita nel 1931 appositamente per lo Stabilimento. Questa veniva utilizzata per condurre i vagoni carichi di prodotti, dai magazzini, sino alla adiacente stazione ferroviaria, affinché venissero distribuiti in tutto il Paese e al fronte. La locomotiva ha svolto il suo lavoro con onore sino al 1974.
Sempre all’esterno ci viene data l’occasione di poter vedere la sala operatoria da campo. Fa parte di un ospedale da campo modulare utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale e al suo interno ha tutto quello che poteva essere utile durante interventi chirurgici di emergenza. Entrare in questo container attrezzato non è stato affatto facile (emotivamente intendo).
Proseguendo il percorso di visita, entriamo nella palazzina di produzione, sormontata dallo stemma dello stabilimento sul quale campeggiano 4 soggetti: l’ampolla del farmacista con l’acqua simbolo di vita e due serpenti simbolo del principio dialettico, il toro stemma di Torino, il giglio fiorentino e l’albero germogliato dopo la potatura simbolo della sanità militare.
Gli ambienti sono ampi e perfettamente tenuti, qui sicurezza e qualità sono gli ingredienti onnipresenti dalla nascita dei reparti ad oggi. Da queste sale sono usciti, tra tanti, anche i medicinali per la cura della mucca pazza, l’aviaria e il vaiolo. Durante il covid lo stabilimento ha riconvertito parte delle attrezzature di produzione, affinchè potessero creare un considerevole quantitativo di gel disinfettante, che era diventato quasi introvabile.
La visita si è conclusa con il tour dei sotterranei che durante la guerra, si trasformarono da magazzini a rifugi antiaerei per ospitare la popolazione del quartiere. Ogni anno, nell’area antistante i sotterranei, si svolge la commemorazione della strage avvenuta proprio qui nel 1944. Alcuni italiani vennero assassinati dai nazisti dopo che una donna, per difendersi da un tentativo di stupro, colpì uno di loro. Per un ferito tedesco vennero fucilati dieci ragazzi presi a caso da dentro questi scantinati.
Possiamo perciò dire che questa Caserma è uno dei luoghi più importanti, non sono a livello cittadino ma, a livello nazionale. Non ci sono altre strutture come queste, qui si producono farmaci per malati terminali e per persone che non avrebbero modo di reperire la cura da nessun’altra parte. Uno dei servizi più nobili che un’amministrazione pubblica possa offrire ai propri cittadini.
Tra i futuri progetti del Neo Direttore Colonnello Moro ci sarebbe anche il ripristino dello spaccio da aprire al pubblico per la vendita di tutti i prodotti a marchio SCFM e l’utilizzo di alcuni ambienti per la raccolta del sangue destinato al centro trasfusionale. Pensieri volti a rendere un grande servizio alla comunità che non fanno che accrescere l’affetto per questa straordinaria caserma.