INTERVISTA CON ALICE

Laureata in psicologia e pasticcera, con un sorriso che trasmette serenità e una passione così tenace da conferirle forza, determinazione e innegabile bravura. Sogna di aprire una pasticceria e nel frattempo prepara delle vere e proprie opere d’arte nella sua cucina. Ho iniziato a seguire il suo blog nonostante il mio continuo tira e molla con le diete e mi son detta, una sbirciatina a questi dolci non può far male. E invece devo ricredermi, fa male. Certe volte passo così tanto tempo a guardarli che mi sembra quasi di sentirne il profumo.

-Alice tu definisci la pasticceria come “l’incontro che mi ha cambiato la vita”. É stato un’incontro voluto o una casualità?-

   No, non è stato un incontro voluto. Sono andata a vivere da sola forse in uno dei periodi peggiori della mia vita, tutto quello che immaginavo avrei vissuto nella mia nuova casa non si realizzò. Mi sono ritrovata sola -con me stessa- e non sapevo da che parte cominciare. Ammiravo la mia cucina, nuova di pacca, che avevo scelto con tanta cura e mi veniva voglia di usarla. Ho iniziato a spignattare un po’ a caso, ricette salate da casalinga alle prime armi perlopiù ma, appena ho iniziato a preparare dolci, ho sentito subito che c’era qualcosa di magico nel farli. Mi coglieva un bisogno di impegnare la mia testa in dosi, grammature e procedimenti, cuore e mente si placavano mentre impastavo con le mani, mentre montavo con la planetaria, mentre aspettavo che un dolce crescesse in forno.

Da quel momento la mia vita non è stata più la stessa: perfezionista per natura e severa giudice di me stessa, non mi accontentavo delle ricette trovate sui siti più popolari, o delle tecniche banali, o di non sapere perché un procedimento desse luogo ad un certo risultato, mi sono perciò ‘evoluta’ se così possiamo dire; ho acquistato un libro di chimica della pasticceria, ho frequentato un corso di base e alla fine sono inevitabilmente finita all’Accademia Italiana Chef dove ho conseguito il diploma. 

Oggi la pasticceria, è il canale con cui mi esprimo, il mio modo di dedicarmi del tempo, la mia piacevolissima ossessione. É il mondo dove non ho paura di mettermi alla prova, di sbagliare, di imparare e di provare senza pensare che non sarò capace.

-L’arte, qualsiasi forma abbia, è un tassello importante delle nostre vite. Un bisogno primario oserei dire e la tua arte è la pasticceria, l’hai scoperta proprio come fa un fotografo, un pittore o un poeta: mettendosi alla prova e sentendosi felice nell’ affrontare l’ignoto. Da quanto tempo hai “le mani in pasta”?-

   É partito tutto quattro anni fa, diciamo che c’è stato un lungo periodo di corteggiamento e  da circa due anni sento fermamente che questa passione si è guadagnata un posto stabile nella mia vita.

-Qual’è il tuo dolce preferito? Ce n’è uno in particolare che ti piace preparare?-

   Questa si che è una domanda difficile. Ebbene mi confesso..non ho un dolce preferito, se non il tiramisù per motivi affettivi oltre che di gusto personale.  Strano a dirsi ma sono un’amante del salato. Per me i dolci sono un’esigenza espressiva, una terapia dell’anima. Per quanto riguarda la preparazione mi diverto così tanto a sperimentare che non ho una ricetta “del cuore” ma, se devo pensare ad una torta che mi somigli direi senza ombra di dubbio: la Lemon Merengue Pie. Una crema acidula a base di limone, (la nota pungente dell’agrume mi ritrae in pieno) ricoperta di una meringa all’italiana, soffice, delicata, melodiosa, il cui gusto ti avvolge dopo aver assaporato il primo morso. Le devi dare fiducia, alla lemon merengue pie, solo allora ti regala il suo lato dolce! 

-Alice devi sapere che il mio senso preferito è l’olfatto. Divento letteralmente matta quando su un mezzo pubblico, magari in un paese straniero, sale qualcuno che ha un odore, un profumo, che mi fa tornare alla mente dei luoghi, dei momenti, delle persone. Mi ritrovo nel passato in un secondo e, se ci fossero gli schermi alla ‘minority report’, potrei vedere esattamente anche il giorno, il minuto e il secondo che mi è tornato alla mente. Praticamente un viaggio nel viaggio. Credo possa avvenire anche col gusto. Anzi ne sono più che certa. Ci sono sapori che non dimentichiamo e che, molte volte, è bello ricordare. Tu Alice, hai un dolce dei ricordi?-

  Beh..ne ho due. Il primo. Si chiama Torta Fedora e occupa d’onore le prime file nelle vetrine di tutte le pasticcerie fiorentine sin dagli anni ’80; la quintessenza del vintage con l’intramontabile pan di Spagna, una bella dose di panna montata e una sfoglia di cioccolato come copertura. Dietro questa torta, c’è lei: la vera donna della mia vita, quella che mi ha cresciuto trattandomi come un’adulta, facendomi bere caffè a 6 anni, raccontandomi di persecuzioni razziali e deportazioni a 7 anni e insegnandomi francese a 10. Mia nonna. Era lei la vera amante dei dolci e più pannosi erano e più le piacevano. Anni di privazioni le avevano lasciato un’ insaziabile voglia di opulenza culinaria, i dolci erano il suo lusso. Quando veniva a prendermi a scuola – tacchi, rossetto pervinca, orecchini vistosi –  mi diceva “Si fa un blitz?!” e capivo subito che aveva voglia di sedersi in pasticceria. Io col mio bombolone alla crema, lei con la sua amata Torta Fedora. Io con la bocca e le guance sporche di zucchero, lei con la traccia del rossetto sulla forchettina. 

Il secondo è il tiramisù, ma non un tiramisù qualsiasi, quello di mia mamma, quello sì che dovrebbe essere patrimonio dell’UNESCO. Rigorosamente savoiardi – detestiamo anche solo sentirli nominare i pavesini- affogati nel caffè e con una crema al mascarpone chiaramente realizzata con un piccolo segreto (la panna). Dev’essere fatto all’interno di un contenitore dai bordi alti perché è così che mantiene tutto il suo sapore corposo. Già, il tiramisù è per me un viaggio lungo trentacinque anni perché, sin da quando ho memoria, mia madre nonostante la fatica del lavoro e la sua poca pazienza in cucina, mi faceva sempre soffiare le candeline su un bel tiramisù!

 

-Prendi per la gola tuo marito o cucini solo per lavoro?-

   Ecco, diciamo che non proporrei mai una ricetta senza prima averla provata perciò, tra famiglia e amici, ho il mio gruppo personale di fedelissime cavie. Sono sposata da un anno e mezzo, anzi no, sono unita civilmente da un anno e mezzo con Chiara, per lei ho pensato un dolce speciale. É la mia dichiarazione d’amore ad ogni suo compleanno: la torta Mor Miu.

-Beh allora devo dire che Chiara è una donna fortunata! Chi non vorrebbe un dolce studiato e realizzato pensando ai propri gusti?!  Alice dimmi, ti è mai capitato di andare in viaggio e assaggiare qualcosa di così particolare da volerlo rifare a casa nella tua cucina?-

Hullalà qui parte il tema da foglio a protocollo! Praticamente mi succede sempre. Ogni mio viaggio è accompagnato da un tour gastronomico. Parto da casa con il programma dettagliato di tutto quello che c’è da vedere, da fare e, tutto quello che c’è da assaggiare! Il mio pasto preferito è il brunch, lo so, non è un vero e proprio pasto, è più un ‘mi sono svegliata tardissimo o prestissimo e adesso è prestissimo o tardissimo per il pranzo e ho appetito’ ma, come si può resistere ai  bagels, alle uova alla benedict, alla carrot cake, ai cupcakes, agli english muffin, alla salsa olandese, al french toast e alle torte al cioccolato. L’ultima che ho assaggiato e subito riproposto nella mia cucina, è la Chocolate zucchini cake, una vera delizia.

Ovviamente, non vorrei sembrare scontata ma, il mio luogo preferito al mondo è Parigi. Ci sono stata ben sette volte e non mi stancherò mai di tornarci e di sorprendermi ogni volta della sua atmosfera e dei suoi sapori. Durante l’ultimo soggiorno ho trascorso cinque giorni in giro per pasticcerie (e sono ancora viva!) immersa in un dolce mondo fatto di  Mont Blanc , Tarte citron merengue, Tarte au chocolat e caramel salée, flan parisien, financiers al limone e quelli al cioccolato, clafoutis di ciliegie…se non mi fermi potrei andare avanti per…cinque giorni!

-Devo dire che, nonostante non sia una gran fan della capitale francese, mi è venuta voglia di pan o chocolat e di baguette calda imburrata. Mi chiedevo, e non nasconderti sotto il grembiule, tu sei una di quelle che domanda le ricette a tutti, sia che si trovi a casa di amici sia che stia cenando al ristorante?-

   Imbarazzante da confessare ma sì. Ultimamente ho strappato una ricetta ad un gentilissimo cuoco che è dovuto intervenire a sostegno di un povero cameriere che stavo ubriacando di domande. Adesso, anche la mia cucina conosce la bavarese ai cantuccini di mandorle e vin santo. 

-Il lato negativo (se c’è) dello stare sempre in mezzo ai dolci?-

   C’è che ti svegli la mattina alle 6 tutti i giorni, perché avendo un lavoro fisso devi ritagliare il tempo per fare tutte le preparazioni, per cercare le ricette, per organizzare i tempi di assemblaggio di un dolce. C’è che vai pure a letto tardi per poter fare tutto. Che hai sempre la cucina in subbuglio, la lavastoviglie da svuotare, il frigorifero sempre troppo pieno e il freezer stufo di essere trattato come un abbattitore. Ho stampi, attrezzi, ciotole e arnesi che invadono ogni spazio utile della casa, libri di pasticceria che non ho il tempo di leggere. Ma ora che ci penso, per me, questo è il lato bello, quello che mi fa sentire viva.

-Ci sono ricette di famiglia che non daresti mai ai tuoi lettori?-

   Sì eccome. Sicuramente quella del tiramisù di mia mamma! Tutte le famiglie hanno una ricetta segreta o un’ingrediente segreto, è il bello della cucina!

-Le foto delle tue dolci preparazioni sono così invitanti da sentirne quasi le consistenze e le cremosità.  Si può dire che in ogni boccone si riscopre un mondo, passato, presente, vicino o lontano che fa tornare alla mente profumi e luoghi e perché no, anche persone- 

   Vedi Daniela come dicevi poco fa tu, nei circuiti emotivi i recettori olfattivi sono strettamente legati ai ricordi e alle immagini delle esperienze. I profumi, gli odori, così come i sapori hanno la capacità di scaraventarci in un secondo nelle nostre emozioni, ed è quello il viaggio che si compie dentro di noi: quello che ci fa sentire nuovamente la malinconia, o la tristezza, la nostalgia o la felicità che abbiamo già provato. L’emozione sopraggiunge prima del pensiero e non abbiamo il tempo di arrivarci cognitivamente perchè arriva prima la “pancia”..in tutti i sensi.

-Alice, cos’è il viaggio per te?-

   Il viaggio per me, come ti dicevo, è sempre un viaggio interno: un’esperienza che, con degli stimoli, ti porta a un contatto con te stesso, l’unica persona alla quale non puoi sfuggire. Per questo non credo nei viaggi risolutori di problemi, per svagarsi da una difficoltà, per uscire dalla routine. Il percorso è dentro di te, un paesaggio, uno sguardo, un odore, un sapore, una luce sono lo specchio di ciò che porti dentro in quel momento, di ciò che ti ha reso in passato quel che sei adesso e di quello che proietti nel tuo futuro.

 

Contatti.

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