Autore: William Morris
Uno dei viaggi più incredibili che abbiano mai raccontato, un po’ romantico, un po’ avventuroso e un po’…(anzi tanto, ma proprio tanto tanto!)…presciente.
Ambientato a Londra e pubblicato nel 1890, in queste pagine Morris ci descrive in prima persona il suo salto nel futuro. Con un balzo temporale di più di un secolo, egli viene catapultato all’inizio degli anni 2000. Verrebbe da pensare ad un testo di fantascienza, e invece è ben altro.
L’autore si ritrova nella Londra del futuro in una società così differente da quella alla quale è abituato, da sentirsi totalmente disorientato. I cittadini hanno vestiti dai colori sgargianti con ricami preziosi, non esiste moneta, tutte le case sono in mattoni rossi e circondate da campi coltivati e giardini in fiore, non c’è esercito né polizia, non ci sono crimini, non c’è sporcizia ne inquinamento, non ci sono scuole, non c’è parlamento e le persone che gli sorridono per strada sono felici, e lo sono per davvero.
Viaggiando in questa nuova epoca, egli riesce ad analizzare ogni singolo aspetto della sua vecchia società (che poi è esattamente la nostra odierna!): i problemi derivanti da una politica corrotta, il lavoro alienante, l’inquinamento, il progresso, la cultura e i rapporti umani.
Tutto ciò di cui parla è esattamente ciò che stiamo vivendo. Pazzesco.
Un testo del genere andrebbe veramente letto sin da giovani, andrebbe studiato ed analizzato, quantomeno per ravvederci su tutti gli errori che commettiamo nel quotidiano, quelle assurdità che, una dietro l’altra, spingono la società nel più buio dei baratri.
Ho ricontrollato la data di prima pubblicazione non so quante volte mentre leggevo il libro perché trovavo incredibile che riuscisse a descrivere con così tanta accuratezza i mali che ci affliggono oggigiorno: la sovrapproduzione di oggetti inutili, la produzione all’estero per pagare meno i lavoratori ed ottenere prodotti di infima qualità, l’alto tasso di criminalità, l’inefficienza e l’assoluta inutilità delle scuole e delle università, l’apparire e la smania di potenza, i giornalisti e la carta stampata corrotti e prezzolati, i governi assoggettati ai potenti, lo sfruttamento della terra, l’inquinamento e la sovrappopolazione nei centri abitati, la pigrizia, la mala-educazione dei figli e l’invidia sociale.
Va detto, ci presenta una realtà così idilliaca anzi, utopica, che si fa fatica a non trovarla assurda; un luogo in cui tutti sono felici, liberi di esprimersi, rispettano la Natura, si scelgono il lavoro e lo fanno pure volentieri, non hanno alcun tipo d’ imposizione, propaganda, legge, regolamento o punizione…insomma… capitolo dopo capitolo, si arriva ad un punto in cui inevitabilmente ci si domanda: ma si può vivere senza politici, scuole e tribunali?
Sì. Si può benissimo e, a pensarci bene, non sembra nemmeno difficile farlo.
Peccato che quegli anni 2000 da lui esplorati non sono reali e che la nostra società odierna è, per filo e per segno, quella che lui descrive come vecchia. (tra l’altro ritenuta ancor più tremenda del Medioevo)
Trovo che sia un vero manuale dell’intelligenza sociale, dove si susseguono perle di saggezza, frasi gloriose ed intuizioni straordinarie. Un libro all’interno del quale riscoprire il senso dell’essere Umani e il rispetto per la vita. Non esistono furti, non esistono divorzi, prese in giro o giudizi, i rapporti con gli altri Stati sono pacifici e collaborativi e ogni lavoro è dignificato.
Una società che si è liberata di ogni follia del nostro mondo.
É perciò sconvolgente leggere William Morris che, alla fine del 1800, è riuscito ad analizzare ogni singolo aspetto della nostra società senza nemmeno averci vissuto.
Forse il problema è che in più di un secolo non abbiamo fatto altro che progredire tecnologicamente e regredire umanamente?
Non so, fatto sta che, per rendere giustizia all’acume del suo lavoro, dovrei come minimo citare concetti, copiare interi paragrafi o schematizzare analisi….ma cercare di riassumerlo con questi brevi estratti sarebbe un sacrilegio perché …non c’è parola o discorso che non valga la pena di essere letto!








