É incredibile quanti posti affascinanti esistano su questo pianeta. Sono al cospetto di uno dei nove siti marocchini Patrimonio dell’Umanità. Edificato nel 1600, questo piccolo paese arroccato su un dolce promontorio tra il fiume Ounila (oggi quel che ne rimane è l’ampio letto) e le ruvide montagne d’Atlante. Luogo strategico per chi, provenendo da Sud, voleva raggiungere Marrakech e aveva bisogno di ristoro.
Le case sono costruite con travi in legno, paglia e terra rossa. Facendo attenzione si possono notare i punti di pressione delle mani sulle pareti delle abitazioni. I tetti sono abbelliti con dei ricami e le porte che dal basso introducono alla città, sono imponenti e geometricamente decorate.
La vallata è così silenziosa e sconfinata che non si sente neppure il rumore della strada sull’altra sponda del fiume. La poca vegetazione è talmente verde e rigogliosa da sembrare finta. In effetti, da lontano tutto appare irreale. Sembra di essere difronte ad un castello di sabbia gigante. Ai miei occhi appare così labile, fragile, misterioso.
“Tu lo hai visto il gladiatore?”
“No.”
Mi trovo sempre in imbarazzo a rispondere così. Dissi ‘no’ in Nuova Zelanda all’ingresso per Hobbiton quando mi chiesero se fossi fan del Signore degli Anelli (mai visto!). Un’altro ‘no’ secco, quando a Londra continuavano a mostrarmi scorci del film di Harry Potter e mi domandavano se fossi in grado di riconoscerli. Come per tutte le volte precedenti, anche adesso mi sento in dovere di scusarmi per la mia ignoranza cinematografica e, a testa china, continuo a salire lungo gli stretti gradini di terra battuta.
Scopro poi, sulla parete di una casa, un elenco di tutti i film girati in questa cittadina. Me ne sono persa propio parecchi a quanto pare.
Alla fine, come al solito, un posto finisce per diventare conosciuto e famoso non perché è straordinariamente affascinante, ma perché qualche regista ha deciso di farci qualche ciak. Del resto siamo un po’ così, come si dice…coglioni. Non ci si può far nulla, è vero, lo siamo. Mi guardo intorno. L’arena vista dall’alto è davvero bella; un asino con delle travi di legno in groppa, zigzaga lungo le strette vie sino ad una casa in cantiere; non ci sono terrazzi e non ci sono portoni blindati a doppia serratura; ci sono tappeti colorati appesi sui muri esterni dei piccoli negozi, sono un po’ sbiaditi dal sole e dalla polvere; dei ragazzi giocano con un iguana; non ci sono pali della luce né panni stesi al vento; tre anziani seduti su di un muretto guardano in silenzio i turisti che sfilano curiosi davanti a loro; un colpo di vento caldo fa sollevare un po’ di polvere ambrata dalla strada e, rapita da tanta bellezza mi chiedo? Ma se dovesse piovere…le case…reggerebbero?
Considerando che hanno più di quattrocento anni suppongo di sì, ma mi fa strano…noi abbiamo creato una società nella quale servono migliaia di permessi, carte e licenze, allacci, materiali costosissimi e che non verranno mai smaltiti dall’ambiente, non riciclabili e talvolta, persino pericolosi per la salute, quando poi… bastava seguire le orme degli antichi i quali, con materiali naturali, tiravano su interi paesi che, dopo secoli, sono ancora visitabili. Mi sa che siamo assai ferrati sul cinema e sui vips ma, su come gira il mondo, ancora non ci abbiamo capito un cazzo.