Se digiti sulla tastiera del computer la parola ‘Bomarzo’ il motore di ricerca ti conduce subito al Parco dei Mostri. Peccato. Il paesino che affaccia sul bosco è così carino che non visitarlo sarebbe una fesseria.

Grazie a degli ascensori che salgono sino al centro è accessibile proprio a tutti. Io salgo a piedi e resto affascinata dalla parete di roccia con piccole finestre in posizioni irregolari. Si entra nel borgo antico attraverso una porta sormontata da un grande orologio, il fianco del palazzo ha eleganti cornici a decorazione e si affaccia sulla coda del paese. Bomarzo ha una forma allungata, come una cometa e le strade sono strette e con un’infinità di scale. Sembra di stare in un quadro di Escher ma con meno fantasia spaziale. Sotto le volte dell’ingresso antico si nascondono nella penombra delle piccole finestre e portoncini posizionati su più piani. Mi viene in mente la Edimburgo sotterranea del complesso del Mary King’s Close, mancherebbero in effetti solo i vestiti stesi ad asciugare su delle corde tese sopra la mia testa ed il déjà vu sarebbe completo.

In pochi minuti ho già perlustrato ogni angolo, giro a destra, poi a sinistra, ancora a sinistra, poi a destra…mannaggia la strada finisce con delle scalette che portano al primo piano di un abitazione. Torno indietro, destra e ancora destra, ancora un portico chiuso. Quindi tento sulla sinistra e poi destra, ma non c’è sbocco nemmeno qui. Un paese pieno di cul-de-sac. Tento di districarmi come in un labirinto di portoni e scale, prendo nuovamente a destra e poi a sinistra e arrivo davanti ad una piccola chiesetta; do una sbirciata all’interno per poi passarle accanto costeggiandone il fianco. Le maniglie del portone laterale sono alquanto… come dire…singolari.

Inevitabilmente mi viene da ridere e penso che non sono solo io a sbagliare strada, anche la Chiesa qualche volta, viene colta in fallo.

 

 

 

 

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