Autore: Robert Byron
Uno degli scrittori di viaggio più amati dai lettori di tutto il mondo, ci descrive, senza peli sulla lingua né fantasiose astrazioni, tutto ciò che incontra nel suo incredibile tour in auto che lo porta da Londra sino in Grecia.
Siamo nel 1925, è estate, Robert parte per quest’avventura insieme a due suoi amici David Henniker e Simon O’Neill. Un paio di giorni per discutere l’itinerario e, dopo aver affittato un’auto (Diana) la caricano come fosse un mulo da soma, riempiendola (letteralmente) come fanno i fuori sede che ritornano al Nord dopo aver trascorso le vacanze nell’Italia meridionale: formaggi, salumi, bottiglie di vino e alcolici, libri, bauli voluminosi pieni di abiti alla moda, ombrelli, sedere a sdraio, attrezzatura per dipingere, ruote di scorta…non descrive mai la fatica dello scaricare e caricare l’auto ma immagino che sia stata un’attività piuttosto impegnativa.
‘Ora come allora’ è una frase che acquista significato dopo aver letto queste pagine. Nulla, assolutamente nulla, incredibilmente nulla! è cambiato nel nostro bel Paese in poco più di cento anni di storia. Una lettura tristemente divertente, che imbarazza capitolo dopo capitolo, riproponendo realtà che abbiamo ogni giorno davanti agli occhi.
Tra tutte, ho trovato particolarmente esilarante la descrizione della città di Bologna e quella dei valichi di frontiera italiani mostruosamente lenti a causa di burocrazia inutile e farraginosa.
Ma andiamo per gradi, le tappe del viaggio sono state le seguenti:
Londra – Amburgo – Berlino – Norimberga – Rothenburg – Salisburgo – Innsbruck – Passo del Brennero – Trento – Verona – Vicenza – Bologna – Ferrara – Firenze – San Gimignano – Volterra – Siena – Pienza – Montepulciano – Perugia – Roma – Gaeta – Napoli – Brindisi – Golfo di Corinto – Patrasso – Atene.
Quando si riassume a voce alta questo libro, ci si rende conto di riproporre un sacco di luoghi comuni che caratterizzano non solo il nostro Paese ma anche gli altri Stati europei eppure, a quanto pare, non sono luoghi comuni ma realtà ben consolidate.
Ci sono le bibbie nel cassetto dei comodini degli alberghi, i migliori chef lavorano nelle cucine dei ristoranti degli hotel più costosi (quelli descritti sono ancora in attività e appaiono proprio come tra le pagine di questo libro); i camerieri si offendono quando domandi loro se il pesce è fresco; allo stadio le due tifoserie sono separate e la polizia deve sedare le risse e i disordini che continuano anche a partita conclusa per le strade cittadine; gli uomini tedeschi trovano affascinante la nuova moda dei pantaloni alla zuava; i francesi sono boriosi e poco collaborativi; i greci sono accoglienti e dei gran pescatori; gli spettacoli lirici all’Arena di Verona sono così magnifici da ricevere complimenti su tutte le testate europee che inviano a tal proposito i propri giornalisti per descriverne gli spettacoli; le strade da Roma a Pompei sono piene di buche e disastrate; a Napoli ci sono i panni stesi tra una facciata e l’altra e le donne cucinano alla finestra e per strada, i bambini fanno le elemosina e ti frugano nelle tasche; a Brindisi i mercati del pesce sono floridi e insistono affinché si assaggi vino bianco e prodotti locali; a Firenze cercano tutti di farti pagare per visitare un luogo e a Bologna ci sono fiaschetterie e ubriachi sotto ai portici, bagordi notturni, feste, turisti e tutti, ma proprio tutti, cercano di rifilarti delle donnine di compagnia. Poi ci sono i truffatori romani, gli inglesi con la paglietta e il quotidiano sotto il braccio e gli affaristi americani con il cappello floscio in mano e il sorriso beffardo sempre stampato.
“…c’è una casa minuscola, con una fila di finestrelle, ognuna nascosta da una cassetta di fiori…probabilmente si tratta di un’abitazione di un ordinatissimo assistente di gioielleria, appena sposato e costretto dalla carenza di alloggi a vivere con la suocera…”, persino il concetto di suocera non ha subito modificazioni nell’ultimo secolo!
Insomma, un viaggio interessante non tanto sotto il profilo della descrizione delle città e dei monumenti, quanto per le attente riflessioni sul carattere e le attitudini delle popolazioni che s’incontrano lungo il cammino. Nuove amicizie facoltose, gente strana, pneumatici forati, meccanici che invece di consegnarti la macchina il lunedì te la consegnano due settimane più tardi chiedendoti molti più soldi di quelli pattuiti, la povertà di alcune zone urbane e la magnificenza di sfarzosi alberghi, dazi doganali e, così tanta polvere nelle strade sterrate di campagna che sembra quasi entrarti negli occhi.
Non manca nulla al viaggio di questo simpatico trio, né i momenti di sconforto, né quelli di stupore e, se il ritrovare tutto esattamente al suo posto mi ha fatto ridere a più non posso, devo ammettere che, mi ha allo stesso tempo spaventato enormemente perché significa che né le guerre, né la cultura, né le leggi, né il progresso hanno apportato alcuna sostanziale (e a dirla tutta nemmeno marginale) modifica alla nostra società.
In più di cento anni abbiamo solo più oggetti inutili e tecnologia ma, l’educazione i sogni e le speranze sono fermi al 1925.








