“Ma che scarpe ti sei messa?”

“Non ti piacciono?”

“Sono gialle!”

“Lo so, le ho prese la scorsa estate, belle vero?”

“No! Non sono belle. Fanno schifo!”

“A me piacciono, e poi sono in tono con la borsa.”

“Ma che borsa hai?”

“Un cestino giallo, non ti piace?”

“Dove cazzo devi andare? A cogliere le lumache? No, non mi piace! Chi cazzo sei? Dorothy del mago di Oz?!”

“Ma è giallo come le scarpe, secondo me ci sta bene.”

“E poi per favore, i pantaloni rosa con la camicia rossa? Ma perché ti sei vestita così?”

“Guarda che il rosso e il rosa stanno bene insieme l’ho visto anche sulle passerelle di alta moda giuro!”

“Forse hai visto il rosso e il viola, non il rosso e rosa! Nemmeno Barbie daltonica porterebbe mischiare così i colori!”

“Oh senti, magari presi singolarmente i vari capi no ti piacciono ma insieme fanno una gran figura!”

“Se…demmerda.”

 

Lajatico è un po’ così, come una donna eccentrica che si veste con colori allegri e sorride mentre cammina tra la gente.

Un piccolo paesino nel quale mi sono fermata solamente perché attratta da tutte le cose strane che ha appeso alle pareti e sui margini della strada. Avete presente le camere degli adolescenti, con quei poster orrendi e le collezioni di pupazzetti sulle mensole polverose? Mi è apparsa così Lajatico. Un accozzaglia di opere e colori che nulla incastrano l’uno con l’altro ma riempiono gli spazi creando una strana e simpatica atmosfera.

Ci sono bandoni dei negozi dipinti (se non li avessi trovati chiusi non li avrei mai visti), statue, gigantografie che ritraggono scene di spettacoli teatrali, una piccola cappella è stata riempita con un cumulo di sale, quadri e piccoli murales, bandiere e segnavento, e, per non farsi mancare nulla, ci sono anche parti di scenografie dismesse dal vicino Teatro del Silenzio.

Una vera affastellamento che incuriosisce e che ti va gironzolare con lo sguardo attento a caccia di stranezze e colori.

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