Malibu con l’accento sulla U. Quante volte l’avrò sentita pronunciare questa piccola parola? Molte, sicuramente da qualche attore che recitava in costume da bagno o su qualche decappottabile di lusso. Le ville di Malibu, la spiaggia di Malibu, la barbie Malibu cazzo! Con quei costumi interi accollatissimi i capelli lisci biondi, un paio di occhiali da sole (quelli li perdevi cinque minuti dopo aver aperto la confezione!) e un asciugamano talmente brutto che pareva la copia esatta del tappetino del bagno di mia nonna, fedelissimo compagno del pavimento da più di vent’ anni.
Malibu (sospiro lungo…) Malibu… appena ho visto il cartello mi sono sentita come quel gran paraculo di Cristoforo Colombo. Avevo appena trovato qualcosa che era lì già molto prima del mio arrivo. Eppure aveva proprio il gusto della scoperta. Mi fermo su una piazzola e scendo a fare una foto al cartello. In America li fanno belli apposta, non ho mai visto in Italia qualcuno fermarsi per fare la foto al cartello, che ne so, di Campello sul Clitunno ad esempio.
Sapevo che c’erano spiagge bianche, sapevo che in alcuni punti le case erano costruite proprio davanti l’oceano, sapevo che in alcuni punti i surfisti trovavano delle buone onde ma, quello che non sapevo è che a Malibu si può camminare in mezzo al bosco.
Anzitutto ricordate di pagare il parcheggio. Quando trovate una colonnina come questa
dovete prendere la busta, compilare il foglietto con i dati dell’auto poi ne mettete metà sul cruscotto e metà nella busta insieme a 10 dollari. Se pensate che tanto non passerà nessuno a controllare perché siete in mezzo al nulla beh, vi sbagliate. Ho passato dieci minuti a fare foto su una spiaggia e al mio ritorno avevo una bella multa sotto il tergicristalli. Per questo adesso so benissimo a cosa serve quel paletto arrugginito!
Mi sono avventurata su per la collina, per fare qualche scatto, c’erano molte auto parcheggiate e probabilmente perché c’era qualcosa di bello da vedere tipo un lago, una cascata o qualcosa del genere. Ho camminato per più di un ora con la sola compagnia delle mie gocce di sudore. Non facevo caso al silenzio che mi circondava, ero troppo curiosa di sapere cosa avrei scovato dietro la curva. Quindi, continuavo a salire senza pensare alla fatica e dietro ogni curva, trovavo un’altra stramaledetta curva ad aspettarmi. E poi un’altra ancora, e ancora una! Insomma non riuscivo proprio a fermarmi, ogni volta dicevo “magari adesso arrivo in cima e scopro qualcosa di meraviglioso”…
Non arrivai mai in cima, né al lago né da nessun’altra parte perché ad un certo punto mi resi conto che il sole stava calando e io ero sola e si sa che se una è da sola nel bosco senza il sole poi…non vede un bel accidente.
Feci dietro front e iniziai a scendere, un elicottero si era alzato in volo e mi stava proprio sulla testa. Non volava molto alto, riuscivo ad intravedere qualcuno che guardava in basso verso di me.
Ho iniziato a farmi mille domande, forse segue un’animale? O cazzo ma ci saranno animali qui intorno? Serpenti? Faine? Lupi? Iniziai a scendere sempre più velocemente. Vedevo che l’elicottero faceva un giro più ampio e poi si riavvicinava.
Ad un certo punto ho sentito dei rumori. Rumori di passi. Non sapevo se buttarmi in un cespuglio o sdraiarmi a terra fingendo di essere morta. L’elicottero in quel momento era più alto e più distante. Da dietro la curva ho visto spuntare quattro ragazzi vestiti di nero con scarponi e occhiali scuri. Non sembravano molto felici, sembravano confabulare tra loro qualcosa.
“Dove cazzo è l’elicottero?” Mi domando al limite del panico. “Riuscirò a correre più veloce di loro? Posso sempre buttarmi a terra e fingermi morta o è troppo tardi?” Faccio finta di nulla, non li guardo nemmeno in faccia mentre cerco di passargli accanto senza fargli sentire l’odore della paura. Un brivido scende lungo la schiena, adesso loro sono dietro di me e io sto ancora camminando a passo svelto verso l’uscita, tengo i pugni serrati e la bocca aperta per sentire meglio ogni rumore qualora qualcuno di loro si fosse messo a rincorrermi per picchiarmi. Ho voglia di girarmi a controllare ma forse meglio fare qualche passo in più. Sento finalmente il dolce suono delle pale dell’elicottero. Mi volto e mi rincuoro vedendo che tutti e quattro sono rimasti dietro la curva. Sono salva. Il sole è sempre più basso, l’elicottero mi scorta fino alla macchina.
Scoprirò in seguito che ogni sera al calare del buio l’elicottero di alza per controllare che tutti escano dal parco prima della notte, in caso contrario scorta gli escursionisti fino all’uscita facendogli luce dall’alto. Che meraviglia! E pensare che se ti spacchi le gambe a sciare, devi pure pagare l’elisoccorso.
Ma le spiagge di Malibù?
Ci sono stata prima del parco ma volevo lasciare il meglio alla fine, come a metter da parte il boccone più buono sul bordo del piatto.
La spiaggia è lunghissima, riesci a recuperare tutti i pensieri anche quelli caduti dalle tasche anche quelli non tuoi. L’acqua è fresca e la sabbia morbida, è piacevole passare del tempo tra surfisti e corridori.
Ci sono più spiagge differenti. Quelle piene di scogli sui quali arrampicarsi per gioco, quelle con pareti rocciose sulle quali arrampicarsi sul serio; quelle interminabili sulle quali stendersi al sole o addirittura, organizzare un matrimonio.
Certo non sarà il luogo più bello della Terra per fare il bagno ma, qui le persone sono sempre allegre, sempre col sorriso, sempre fottutamente rilassate. É questo, non lo iodio, ciò che si respira sulle spiagge di Malibu. Pura felicità.
































