Se uno pronuncia le parole ‘villa vittoria’ a Firenze, tutti penseranno al locale estivo che richiama americane un po’ alticce da tutti i vicoli della città. Tra musica alta, luci colorate e piante verdi dalle foglie gigantesche, turisti e fiorentini si mettono in fila nelle calde notti estive, lungo una strada trafficata, solo per guadagnare l’ingresso.
Ma, prima di essere un luogo dove sorreggere bicchieri al cui interno miscugli alcolici ti renderanno più ebete ma più spensierato, la villa era proprietà degli Strozzi di Mantova che l’avevano fatta costruire nella seconda metà dell’800 in prossimità di quelle che erano le mura cittadine, su terreni che in parte erano già occupati dal convento di Sant’Antonio di Vienne (costruito alla metà del Cinquecento e soppresso nel 1775).
Il palazzo, dopo innumerevoli passaggi di proprietà, venne acquistato da Alessandro Contini il 15 gennaio 1931 per una cifra pari a due milioni di lire e divenne ‘Villa Vittoria’ prendendo così il nome della consorte.
Approfitto delle domeniche del FAI per fare una visita gratuita (si fa per dire! Hanno preteso tre euro da tutti i partecipanti) all’interno della proprietà (che ora ospita uffici e congressi).
Ristrutturata nei diversi decenni da architetti e designer che assecondavano i nuovi gusti di mode e proprietari, la villa ha oggi un’aspetto austero ed ha perduto parte della sua eleganza, sopratutto nell’atrio d’ingresso. Ma il suo carattere non è totalmente scomparso, lo si ritrova infatti nei soffitti in legno a cassettoni, decorati ed intarsiati e lo si evince dai meravigliosi pavimenti che danno colore e movimento ai diversi ambienti.
L’arredamento originale lascia trasparire le incursione d’ ispirazione americana che andavano tanto per la maggiore il secolo scorso, non a caso architetti del calibro di Gio Ponti e Tommaso Buzzi hanno arricchito di particolari questa struttura.
La villa in sé non ha particolare appeal su di me, ma ho amato le decorazioni grottesche dell’imbotte delle porte antiche ed i piccoli spicchi di luna bianchi sul pavimento in cotto.
Prima di salire sul roof, che offre una vista della città a 360 gradi, ci fermiamo nella sala verde realizzata da Pierluigi Spadolini. Il colore verde mi è sempre piaciuto, come si dice poi…verde speranza, quella che sicuramente non hanno avuto gli eredi del Conte che alla sua morte decise di regalare tutto al Comune di Firenze.
Come avrebbe detto Mike Buongiorno in questi casi: allegria!
Ma sì, meglio così, sai che palle cercarsi di addormentare tutte le sere con la musica di Carl Cox nelle orecchie? E poi le bollette stanno alle stelle, i giardinieri costano cari e su questi pavimenti non ci puoi abbinare nemmeno un tappeto Ikea. Cari eredi, meglio così.