A fasi alterne certo, ma possiamo affermare che fino al 1705 Nizza apparteneva all’Italia. Dopodiché i francesi l’assediarono per l’ennesima volta e la tolsero ai Savoia. A parer mio, non è stata una gran perdita.

La Francia negli ultimi anni è stata uno dei miei incantevoli palcoscenici di viaggio, ho trascorso giornate rilassanti nonostante gli sguardi astiosi e gli sbuffi a pernacchietta degli abitanti. Specialmente le regioni del Nord hanno soddisfatto il mio gusto bucolico e malinconico, con i piccoli villaggi in pietra e la prosperosa vegetazione, le strade in mezzo alla campagna e i tetti in legno dei villaggi dei pescatori, ho trascorso momenti che rassomigliano molto a boccate d’aria prese in apnea, quando la mente non ce la fa più e chiede un po’ di ossigeno per cancellare lo stress della grigia monotonia della vita.

Ecco, Nizza invece, mi ha fatto cagare.

Schietta, sincera e diretta. Come se fossi un comico in prima serata e dovessi dare ritmo al mio spettacolo.

Da dove comincio? Anzitutto avrei voluto fare una passeggiata su quei sette chilometri di spiaggia di cui tutti i siti di promozione turistica parlano entusiasti, ma ahimè, i sassi sono talmente grossi che devo ringraziare la Madonna, tutti i Santi in ordine di apparizione, Vishnu, la Dea Atena che nessuno mena e la Dea Demetra che va avanti e non arretra, se per i pochi passi di camminata fatti non mi sia storta entrambe le caviglie.

Nemmeno i piedi in acqua si possono mettere, il mare va giù a picco immediatamente. Non ci sono mezze misure: o sei fuori dall’acqua o sei dentro l’acqua. Praticamente puoi tuffarti da riva come se fossi ritto sul bordo di una vasca. Suppongo che le ciambelle con la corda le abbiano inventate qui, i bambini vengono messi in ammollo come bustine da tè e tirati su con la fune quando è ora di andar via.

Oltretutto la celebre Promenad des Anglais che affianca la costa, regala quel giusto profumo di smog che con la salsedine si sposa che è una meraviglia.

Il mercato nella parte antica è grazioso (come lo sono quasi tutti i mercati del mondo), ogni banco ha un tetto in tela a righe colorate, il che crea due lunghe strisce di tessuto sotto il quale ci si può riparare dal sole durante gli acquisti. Qui si possono trovare tutti i prodotti che ti aspetti di vedere sulle bancarelle francesi: la lavanda, il miele, le saponette, le piante aromatiche e le spezie, oli essenziali e macaron. Qui a Nizza sono in realtà biscotti ad un solo strato, ma non per questo meno buoni.

Oltre il centro storico, un tram scivola su rotaie erbose, ampie piazze si circondano di lussuosi edifici e ogni cento metri c’è l’insegna di un parcheggio sotterraneo. Hanno costruito così tanto che non si sono proprio regolati, tutte le basse colline che guardano al mare sono invase da casermoni di dubbio gusto eretti al solo scopo di offrire una finestra sul mare a più persone paganti possibile.

Credo che chi venga a Nizza lo faccia per giocare al casinò, o per alloggiare in uno degli storici alberghi di lusso fronte mare, per sbirciare tra le numerose vetrine griffate, per ormeggiare lo yacht o per far rombare il motore di Maserati e Ferrari.

Beh è arrivato il momento delle confessioni, lo dico qui e non lo negherò altrove…se mai la vita mi dovesse regalare così tanti soldi da potermi permettere anche solo una delle cose sopra citate, sicuramente… non verrei a  farla a Nizza.

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