É solo una breve via con delle case colorate.
Certo, hanno scelto delle belle tonalità di verde e le facciate delle case sembrano uscite dalle pagine di un libro per bambini ma, resta comunque una stradina.
Vale la pena consumare tempo e benzina per fare una foto a delle facciate?
A quanto pare sì. Siamo nell’era dell’apparire e persino le nostre soste si sono trasformate in vallette da piccolo schermo. Certo, a pensarci bene, chi si sarebbe mai spinto sino ad un piccolo agglomerato di case sperduto in mezzo alla campagna? (A parte io intendo, che vado matta per questi luoghi remoti.)
Eppure viene confermata l’importanza dell’apparire e non dell’essere. Non ci si sposta per andare a trovare un bravo artista, per ascoltare un poeta, un musicista o un filosofo, per godere del paesaggio naturale o chiacchierare con gli anziani residenti. Non ci si sposta nemmeno più per mangiare sano o acquistare prodotti artigianali. Ormai ci si muove per fare fotografie e se si riesce a catturare l’attenzione con qualcosa di stravagante o fuori dagli schemi, allora si è fatto bingo.
Ed eccomi sorridente alle porte di questo piccolo paesino dall’aria fiabesca che riesco a visitare in soli due minuti. Una simil Burano che fiancheggia una stradina del tutto anonima arricchita da qualche opera d’arte posizionata strategicamente nelle piazzette del paese. Sono a favore delle installazioni, tengono la mente allenata permettendo a tutti di confrontare la propria sensibilità estetica e sensoriale con quella altrui anche se, il più delle volte, io non riesco proprio a capire se l’artista c’è o ci fa.
Alla fine della strada c’è il giardino di una vecchia villa, molto curato e con uno stretto vialetto che invoglia ad entrare. Si chiama Giardino Sonoro. Peccato sia chiuso.
Ci sono dei mesi dell’anno durante i quali (a quanto pare) ci si priva della bellezza e dell’arte. Una gran quantità di luoghi, sopratutto quelli all’aperto, non sono fruibili. Colpa del meteo ovviamente, anche se trovo del tutto assurda questa consuetudine. Vengono chiusi parchi, ville, giardini, musei, siti archeologici nei mesi autunnali e invernali, ma poi si viaggia sino in Islanda, Norvegia, Russia, Canada, Nepal per ammirare ghiacciai, neve, foreste e fare passeggiate, rampicate o corse in moto slitta fino a congelarsi anche l’ultima fibra della punta dei capelli. E allora perché chiudere i bei luoghi di casa nostra? In fondo la natura si mostra a seconda delle stagioni e il suo fascino non cessa di esistere, piuttosto, muta.
Pare che proprio la metamorfosi sia il tema centrale di questo giardino. Un musica in sottofondo accompagna il visitatore nella visita e delle fotocellule ben celate tra gli arbusti, attivano una voce che spiega l’opera che si ha difronte.
Sculture in legno e terracotta che cercano di far amicizia con la vegetazione circostante.
Senz’altro particolare anche se l’uomo a parer mio, riesce sempre a trovare il modo di interferire con la Natura, in questo caso, privando l’orecchio del ronzio degli insetti e del fruscio delle foglie e distogliendo l’attenzione sensoriale da colori e profumi.


























