Il 29 ottobre 1921 partiva da Aquileia (in Friuli-Venezia Giulia) il treno del Milite Ignoto. Arriverà a Roma dopo quattro giorni fermandosi in tutte le stazioni incontrate sulla tratta Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma.

Una bara di un soldato caduto durante la Prima Guerra mondiale rimasto senza nome, è ciò che trasportava questo treno a vapore, oltre alla scorta d’onore e a interi vagoni pieni di corone e fiori lasciati dalle persone accorse a salutarlo.

Il feretro del Milite Ignoto è l’espressione degli oltre seicentomila caduti in battaglia, soldati che hanno sacrificato la loro vita, alcuni di loro dispersi, altri rimasti senza identità. Fu una donna, tale Maria Bergamas (il cui figlio Antonio risultava disperso in battaglia) che scelse quale soldato avrebbe rappresentato simbolicamente tutti i caduti e per questo ricevuto il sommo onore dallo Stato.

Vennero scelti undici salme provenienti da diverse zone di battaglia, furono disposte all’interno della Basilica. La donna, accompagnata dal silenzio di una piazza gremita di gente, passò in rassegna le bare in legno sfilandoci accanto. Si fermò davanti ad una. Senza indugiare oltre. La scelse.

Sarà quella bara ad essere tumulata quattro giorni dopo al Vittoriano in Roma.

Il treno venne manovrato da macchinisti e conduttori pluridecorati al valore e i capo treno di ogni stazione, persino la più piccola incontrata durante il tragitto, annunciavano l’ingresso del locomotore invitando le persone ad inchinarsi. Una folla di gente si radunava lungo i binari lanciando fiori e depositando corone. Volevano tutti omaggiare il Milite Ignoto a ricordo di tutti quei figli e quei padri che persero la vita.

Senza dubbio la più alta manifestazione di patriottismo ed unità di tutto il 1900.

Dopo cento anni il treno del Milite Ignoto, composto da ogni sua parte, con le carrozze di prima e seconda classe, la carrozza cuccette e quella bagagliaio, ripercorre la stessa strada per tenere vivo il ricordo dei nostri avi e del loro estremo sacrificio.

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