Io e il mio nuovo doppio mento abbiamo voluto subito provare la comodità della metropolitana giapponese.
I risultati che troverete qua sotto sono frutto di un’attenta valutazione post abbioccata pomeridiana di circa quindici minuti.
Livello rumori molesti quasi nullo. Brusio di sottofondo non rilevato. Frenate dolci. Nonostante la velocità elevata, pareva procedere con un andamento lento, come direbbe Tullio De Piscopo “scivola come un’onda libera ti porta via” (che poi non ho mai capito che cazzo dicesse nel ritornello ‘sciomi sciomi du je eh oh, sciomi sciomi du we oh oh’).
Il dato più sconcertante è stato rilevato al risveglio. Il cellulare che avevo in mano prima della pennichella indotta dal rilassante ambiente, era ancora lì tra le mie dita. Incredibile vero?
Quello che rende affascinante il dover prendere un mezzo di trasporto pubblico in Giappone è l’assoluta sicurezza e rispetto che riscontri in ogni ambiente.
Avrete visto sicuramente qualche video in cui venivano fatte entrare decine di persone a spintoni su un vagone della metro già ben oltre il massimo riempimento possibile. La cosa vi ha fatto ridere vero? Già fa ridere anche me, ma viverla vi fa vedere la situazione con un’altra prospettiva.
Mi ritrovo in metro e ad ogni fermata la gente continua a salire in retro marcia, cioè spingendo con la schiena e il sedere. Nessuno e sottolineo nessuno, si permette di offendere o fare smorfie o sbuffare o tanto meno cacciare il nuovo intruso perché gli ha messo entrambe i piedi sul mignolino dolorante. Con la regola non scritta del ‘tutti hanno diritto di tornare a casa’, ci si fa piccoli piccoli e si crea nuovo spazio ad ogni fermata. Durante quella che da fuori (e un pochino anche da dentro) può sembrare una vera tortura, viaggiare tutti stipati come sardine non è poi così fastidioso perché non devi preoccuparti di nulla, solo di riuscire a stare in piedi. Avevo la macchina fotografica al collo, la borsa in spalla, il portamonete in tasca e il telefono nella giacca. Ma nulla mi preoccupava e, vi assicuro, che non dover stare tutto il tempo con l’ansia dell’essere derubati è una sensazione di libertà assoluta, meglio di un vagone vuoto tutto per te!
Ma quanto diamine sono rispettosi i giapponesi? Da uno a cento? Probabilmente 98. (esistono sempre in natura le mele marce). Vi do qualche piccola informazione a riguardo.
Le file si fanno in questo modo, prima si fanno scendere le persone, poi si sale uno per volta. Invece di organizzare le gite scolastiche tra le discoteche delle capitali europee sarebbe carino far vedere ai giovani come cazzo si dovrebbe stare al mondo.
In metro troverete un surreale silenzio. La gente ne approfitta per riposare, leggere un libro o riordinare le idee, non è molto educato mettersi a gridare o parlare al cellulare in pubblico perciò, nessuno lo fa. Chi ha il raffreddore o non è in splendida forma, indossa una mascherina così da non alitare in faccia alle persone e contagiare gli altri occupanti.
Autobus, metropolitana e treni sono sempre molto puliti.
Si fa attenzione a tutti. Le scale mobili si adattano alle esigenze di una persona con la sedia a rotelle, gli ascensori funzionano sempre. (tranne a Osaka, a Osaka mannaggia la miseria mi son dovuta trascinare un valigione di 40 kg su e giù per le rampe delle metropolitane così tante volte che alla fine ho iniziato a buttarlo di sotto cercando di non fare strike con tutti quei piccoli Nippon che salivano e scendevano veloci come zanzarine) (a tal proposito, puoi leggere l’articolo “cosa comprare in Giappone”)
Per strada non puoi fumare, tanto meno nei luoghi pubblici come stazioni o fermate dell’autobus ma, puoi farlo in treno, nelle apposite mini stanze areate che trovi vicino ai bagni, ai lavandini e ai distributori automatici.
Sul treno la cosa più bella non sono le poltrone comode, il corridoio pulito e il silenzio. La cosa più bella è lui…il controllore. Ogni volta (e parlo seriamente, proprio tutte le volte!) che entrava o usciva dal vagone, lui…si inchinava. Come vedete lo faceva anche quando eravamo tutti di spalle, anche se nessuno lo guardava, lui s’inchinava sempre. Neanche avessi visto uno appena sbarcato da Marte o da Giove, ero affascinata dal suo modo elegante di presentarsi ai passeggeri e di congedarsi da loro. Ho cercato di intercettarlo più volte per ricambiare il suo saluto ma, devo essere sembrata piuttosto insistente perché, nell’ultima parte del viaggio, non si è più fatto vedere.
Viaggiare da sole non è un problema, nemmeno di notte. I cartelli della metropolitana sono anche in inglese e a qualsiasi ora troverai sempre un addetto in divisa che sarà lieto di poterti aiutare.
I biglietti si possono fare alle macchinette automatiche e paghi solo la tratta che ti occorre. Non tutti parlano inglese ma si impegneranno sempre per darti una mano, con quei modi gentili e quel sorriso che accompagna ogni loro gesto.
Qualsiasi mezzo di trasporto prenderai, che sia l’autobus o il treno super veloce o il taxi, ci saranno sempre conducenti con i guanti bianchi. Se avete modo di stare accanto all’autista del bus o al macchinista, fate caso alla gestualità durante la guida. Ogni tanto leveranno il braccio e faranno dei cenni verso la strada. E’ la tecnica del dito puntato, suppongo si chiami così, fa sì che non si sbaglino i passaggi e che non si dimentichino quelle procedure di sicurezza utili affinché tutto fili liscio. Niente sonnellini, niente distrazioni e nessun incidente.
Oserei dire geniale nella sua semplicità.
Infondo, sembra tutto semplice da questa parte del mondo dove ogni cosa funziona a dovere e tu non devi fare altro che sederti comodo e farti portare.
Ah dimenticavo…che vi avevo detto riguardo a quel due per cento? Fortunatamente c’è anche chi sbaglia, ciò conferma che sono umani non dei piccoli robot programmati bene.





























