E come al solito le foto che si trovano nel web ti mostrano cose un po’ distorte dalla realtà.  Rasiglia è un piccolo borgo, (ma piccolo sul serio!) all’ombra di una torre che ormai non c’è più e attraversato dalle acque gelide del fiume Menotre.

Lo definiscono la Venezia umbra ma ammetto che mi sembra un po’ esagerato.

Per prima cosa i canali non sono navigabili, perlopiù non sono nemmeno veri canali ma piccoli ristagni d’acqua limpida, vasche di diverse misure al cui interno si muove sinuosa una meravigliosa flora subacquea e, delle strette cascate formate dalla violenza del getto d’acqua che sovrasta e oltrepassa piccole dighe in ferro. Da qui a definirla come il capoluogo veneto, ce ne deve passare di acqua sotto i ponti! (concedetemi la battuta).

Intendiamoci, il borgo è molto molto carino, così particolare che senza dubbio vale la pena visitarlo ma, capisco anche che il turista vada invogliato e, eccezion fatta per qualche scatto accattivante, ciò che rende la visita gradevole secondo me è tutto ciò che non viene mai citato come ad esempio: la possibilità di riscoprire vecchie tradizioni.

Il luogo ha da offrire molto, ma non si valorizza abbastanza: la stanza dei vecchi telai non aveva nessuna guida a spiegarne funzionamento e storia, la chiesa era chiusa e non vi era alcuna segnaletica ad indicare percorsi di visita con magari qualche cenno storico. Inoltre, alle porte del paese si possono trovare piccoli mercati di coltivatori locali che offrono una gran varietà di eccellenti prodotti tipici di queste terre: le patate rosse, diversi tipi di cipolle ottime per ogni tipo di cottura e i legumi. Sicuramente tutti avrete assaggiato le lenticchie, meno conosciuta  invece è la cicerchia, saporita, ricca di proprietà e difficile da trovare lontano da qui. Queste sono le cose che un visitatore dovrebbe conoscere.

Un piccolo sentiero mi porta sino al campo santo e, passando sulla parte laterale del tetto del cimitero, si può accedere al fianco della collina che ospita il rudere della torre. (Il panorama da qui è carino peccato per l’odoraccio. Diciamo che più che un’attrazione di rilevanza storica sembra un vespasiano).

Se il borgo è affollato non è molto piacevole passeggiarci, le strade sono strette e non si ha modo di fermarsi a guardare la trasparenza dell’acqua o ad assaporare quella tranquillità che un borgo in mezzo alla natura come questo dovrebbe trasmettere.

Io a dire il vero non ho trovato molta gente, ma quella che c’era era già sufficiente a creare confusione.

Esco dal paese camminando sulla statale dove una lunga fila di auto staziona sotto il sole; al si dotto della strada il corso d’acqua forma un piccolo bacino turchese, lo riconosco, è il luogo nel quale un sacco di persone si sono fotografate con i piedi in ammollo facendo credere che fosse un posto incantato nel quale potersi tuffare e invece, è più simile ad un cantiere. (La mia espressione dice tutto)

A pensarci bene Rasiglia una cosa in comune con Venezia ce l’ha: è il troppo turismo che la rende conosciuta ai più, è vero, ma a parer mio, poco godibile.

 

 

 

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