“Accidenti che nuvoloni neri!”

“Tranquilla signorina, qui a Matera non piove dal 1992”

Nemmeno mutande e calzini si sono salvati dal temporale più duraturo della storia. Sette ore di acqua a scroscio, un temporale così violento da non permettermi di vedere ad un palmo dal naso. Considerando poi la difficoltà intrinseca del raccapezzarsi tra i vicoli dei sassi, la mia frase ricorrente, ripetuta ad intervalli regolari come un mantra, è stata: “E che cazzo! Ma di qua non ci sono già passata?”

Scala, chiesa, scala, vicoletto, altra scala, corridoio stretto, chiesa, scala, scala, chiesa, vicolo, terrazza, scala…dopo una mezz’ora di sali e scendi mi sembrava di essere in un quadro di Escher e, in preda ad allucinazioni artistiche come nel famoso Ascending and Descending, mi risultava difficile capire se stessi appunto, salendo o scendendo.

Mi avevano detto di quanto fosse incredibile Matera, specialmente la sera, al calar del sole quando tutte le luci si accendono e si fanno spazio nell’oscurità della notte. Avevano detto “è romantica…bla bla bla…sembra un presepe…bla bla bla…così spoglia eppure così ricca…bla bla bla”

Sì ok, ma la cosa che a me ha colpito di più oltre all’ovvia bellezza, è proprio il doversi districare tra questo agglomerato di casette perdendo facilmente l’orientamento dietro ogni curva, ad ogni angolo, in fondo o in cima ad ogni rampa di scale.

Matera grazie a questa sua particolare conformazione è stata più volte protagonista di pellicole cinematografiche; tra i film più conosciuti ci sono Il vangelo secondo Matteo di  Pier Paolo Pasolini  del 1964 e La passione di Cristo di Mel Gibson del 2004. Ovviamente non ho visto nessuno dei due, e non ho intenzione di rimediare alla mancanza, devo dire invece in tutta sincerità che, nonostante sia recensito come ‘capolavoro’, io fossi stata in Mel probabilmente avrei preferito girarci un bel sequel di Lethal Weapon.

Strade molto strette, vicoli in pendenza e moltissime chiesette, (dato l’esubero rispetto ai bar potrebbero pensare ad un nuovo business di bevande rinfrescanti da asporto) le piccole case fitte fitte come stuzzicadenti in un barattolo sono a testimonianza di uno dei più antichi insediamenti del mondo, addirittura i primi stanziamenti risalgono al paleolitico e al neolitico.

Senza andare necessariamente così a ritroso nel tempo, è possibile fare un tuffo nel passato visitando il piccolo museo del centro che riproduce fedelmente l’interno di una classica dimora, con gli spazi ripartiti tra cucina, stalla e camera da letto.  Un po’ inusuale vero? Nemmeno i conduttori di Tiny House avrebbero osato tanto ma, in fin dei conti, questa promiscuità degli ambienti è tollerabile perché, come diceva Giovanni Storti in una scena di Chiedimi se sono felice, ‘…se sei in bagno non sei sulle scale e se sei sulle scale non sei in bagno’.

E quando finalmente il sole cala e mi siedo ad ammirare la città che si arrocca su un verde dirupo, mi vengono in mente le note di Arisa e la dolce voce che quasi sussurra: “…quando arriva la notte, e resto sola con me…” e in quel momento, tra fievole luci e profumo di alberi bagnati, mi innamoro di questo silenzioso e unico angolo del mondo.

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